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Stress e liti, boom di regionali dallo psicologo

In media uno al giorno si rivolge allo sportello della Funzione Pubblica. L’esperto: «Non sono fannulloni, ma demotivati»

PALERMO. Guai a chiamarli fannulloni. Sono demotivati, questo sì, talvolta in rotta con dirigenti e colleghi, ma negli uffici dicono di non stare fermi un attimo. E finiscono spesso con l’essere stressati. Non è semplice la vita dei 17 mila regionali siciliani, ma da quasi un anno, presso gli uffici della Funzione pubblica, è aperto per uno sportello di ascolto con tanto di psicologo: in undici mesi sono stati oltre 150 gli utenti accolti, praticamente in media, ogni giorno lavorativo, un dipendente regionale ha chiesto il conforto dell’esperto.
«Questo sportello – dice lo psicologo responsabile del progetto, Tommaso Gioietta – credo sia l’unico attivo nella pubblica amministrazione al Sud. I dipendenti hanno subito superato ogni diffidenza. Abbiamo la media di cinque, sei colloqui a settimana. Diamo piccoli aiuti che consentono al lavoratore di rendere di più, di aumentare la produttività e assentarsi meno. Così calano pure i costi a carico della Regione».
A luglio l’iniziativa compirà un anno. L’idea è nata ai tempi dell’ex dirigente generale della Funzione pubblica, Giovanni Bologna, ma è stata portata avanti dall’attuale dirigente Luciana Giammanco sotto la guida dell’assessore Patrizia Valenti.
Lo sportello si trova in viale Regione Siciliana 2194 e riceve al primo piano mercoledì dalle 15 alle 17, giovedì e venerdì dalle 9 alle 12. Il servizio prevede una consultazione psicologica breve, con 4, 5 incontri, ciascuno di circa un’ora, e consiste nell'ascolto del dipendente in difficoltà per problematiche originate dall'ambiente lavorativo. Ma quali sono i motivi più diffusi che spingono i regionali a rivolgersi allo psicologo? «In generale – dice Gioietta – chiedono aiuto per stress da lavoro, difficoltà nel rapporto con i colleghi, problemi col dirigente. Tanti sono insoddisfatti per il mancato riconoscimento delle proprie attitudini, o per un'attribuzione del carico del lavoro ritenuta non congrua. Sanno di poter fare di più e non si sentono valorizzati. C’è poi il dipendente che si è messo in cattiva luce col dirigente, per cui noi gli consigliamo su come ricucire il rapporto».
Insomma, il mito del regionale fannullone è ben presto sfatato. «Sicuramente la verità sta in mezzo – spiega Gioietta - nel senso che tra tutti i dipendenti ci sarà qualche scansafatiche, ma non si può estremizzare perché sono tantissimi i dipendenti che invece fanno più di quanto dovrebbero».
Lo sportello di ascolto sostanzialmente non costa nulla alle casse dell’amministrazione, perché è gestito dal dottor Gioietta che è già un dipendente regionale ed è supportato da una dottoranda di ricerca dell’università di Palermo con cui la Regione ha siglato un protocollo d’intesa per portare avanti gli studi sul proprio personale. Ma qual è il profilo del dipendente «stressato»? «Soprattutto impiegati e in casi rari pure dirigenti, provengono da tutti i rami dell’amministrazione e da tutte le province – prosegue Gioietta – probabilmente per questioni di vicinanza la maggior parte è di Palermo. Sono uomini e donne in numero uguale, con un’età media di 50 anni». Ma l’età anagrafica, può essere una delle cause di questo disagio? «L’età incide, non per un fattore di stanchezza ma per questioni legate alle motivazioni. Il fatto che non ci sia una progressione di carriera non aiuta. C’è chi attende gli ultimi anni di lavoro per andare in pensione e chi invece ha ancora davanti a sé venti anni di lavoro e sa che non progredirà mai. Difficile motivare questi dipendenti. Noi proviamo a intervenire per migliorare la produttività. Forniamo ai regionali strumenti su come comunicare meglio col dirigente, evitare attriti con i colleghi e gestire meglio il proprio lavoro per evitare di sovraccaricarsi. E se ci sono casi patologici, consigliamo al dipendente di rivolgersi a una struttura sanitaria». Inevitabile chiedersi se tutto questo, alla fine, porta a dei risultati: «Alla Regione ci sono problemi che spesso non dipendono dai singoli lavoratori ma dal contesto organizzativo, dove noi non possiamo intervenire. Ma grazie ai nostri consigli, sicuramente abbiamo migliorato la vita di tanti dipendenti e aumentato la produttività».

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