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Celle troppo piccole, i detenuti saranno risarciti

ROMA. Via libera del Consiglio dei ministri al decreto sui risarcimenti ai detenuti che sono stati ristretti in celle o spazi sotto i tre metri e hanno per questo fatto ricorso alla Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo. La misura rientra fra quelle che il Consiglio d'Europa ha vagliato e approvato a inizio giugno, quando ha esaminato le misure messe in campo contro il sovraffollamento per rispondere alle richieste imposte dalla stessa Corte di Strasburgo dopo la condanna pronunciata nei confronti dell'Italia nel gennaio 2013.
La Lega, con il suo capogruppo alla Camera, Nicola Molteni, parla di «misura infame» riconosciuta a criminali. Anche il sindacato di polizia penitenziaria Sappe si dice contrario, mentre la Cisl approva ma aggiunge: questo non basta per superare i problemi delle carceri. Ma i risarcimenti, ossia delle misure compensative stabilite a livello nazionale, sono essenziali per rispondere agli oltre seimila ricorsi italiani che si sono accumulati alla Corte: nessun mini-indulto - ha ribadito più volte il ministro della Giustizia Andrea Orlando -: se l'Italia non avesse stabilito tali rimedi, lo farebbe Strasburgo, con costi quasi doppi per l'Italia. In questo modo, ha rimarcato ieri il ministro dei Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, nella conferenza stampa dopo il Cdm, «abbiamo evitato procedure di infrazione».
Il testo prevede per i soggetti ancora detenuti uno sconto di pena pari a un giorno ogni 10 vissuto in celle troppo piccole mentre per chi è già uscito dal carcere un risarcimento di 8 euro per ogni giornata di detenzione trascorsa in condizioni non conformi alle indicazioni della Corte dei diritti dell'Uomo e tali da determinare il «trattamento disumano e degradante». Se non fosse stato individuato questo rimedio interno e Strasburgo avesse dovuto procedere in maniera autonoma, la cifra da pagare sarebbe stata doppia.
Basti dire che i giudici europei hanno condannato il nostro Stato al pagamento nei confronti dei ricorrenti di somme comprese tra 10.600 e i 23.500 euro, cifra quest'ultima quantificata per un periodo di detenzione di 3 anni e 3 mesi. Il decreto introduce anche norme che consentono ai detenuti più giovani di restare nelle carceri minorili fino a 25 anni, anzichè fino a 25 come previsto ora. In materia di giustizia è attesa ora a fine mese la riforma più complessiva: andrà in Consiglio dei ministri il 30 giugno, ha assicurato Boschi. Il pacchetto è articolato. Comprenderà misure in campo civile per smaltire l'arretrato, con forme più rapide di risoluzione delle controversi tramite procedure arbitrali e negoziazione assistita da un avvocato.
Un iter esteso anche a separazioni e divorzi consensuali, superando l'intervento di fronte al giudice con un accordo dei coniugi assistiti dai legali, tranne dove vi siano figli minori o portatori di handicap grave. Ci saranno poi misure in campo penale, con pene più dure per l'associazione mafiosa e i reati di corruzione. E forse anche l'arrivo del «daspo» ai politici. Su alcuni aspetti chiave, però, quali l'introduzione di falso in bilancio, autoriciclaggio, e modifica della prescrizione, non è ancora certo se il governo interverrà con un proprio ddl o apporterà emendamenti al testo già in discussione al Senato.

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