BERGAMO. Gravi indizi di colpevolezza per un reato "connotato da efferata violenza" e, quindi, deve rimanere in carcere per la sua "personalità" che potrebbe condurlo a commettere un reato simile Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore arrestato per l'omicidio Yara Gambirasio.
L'uomo, per il gip, si è dimostrato "capace di azione di tale ferocia, posta in essere nei confronti di una giovane e inerme adolescente, abbandonata in un campo incolto dove per le ferite e ipotermia ha trovato la morte. Il fermo, però, non va convalidato perchè "non è stato legittimamente disposto, poiché dagli atti non si evince alcun elemento concreto e specifico dal quale desumere il pericolo di fuga". A deciderlo il gip di Bergamo, Ezia Maccora, per la quale non c'è pericolo di fuga in quanto Bossetti "è soggetto regolarmente residente in Italia ove vive il suo nucleo familiare e i suoi figli minori e dove svolge attività lavorativa".
L'uomo, annota il gip, "non si è allontanato dopo l'omicidio, che è avvenuto nel 2010, ed è rimasto in loco durante tutte le indagini e nonostante le risonanze mediatiche delle stesse, tanto che i militari che hanno eseguito il fermo lo hanno trovato presso il luogo di lavoro". Il giudice sottolinea che Bossetti "non si è allontanato neanche dopo che la madre si e sottoposta "al prelievo per l'esame del dna e da ultimo dopo che i militari lo hanno sottoposto al controllo, tramite alcol test, per effettuare il prelievo genetico che è stato utilizzato per la comparazione, con esito positivo, con la traccia biologica trovata sul corpo della vittima".
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