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Raffineria di Gela, una delle due torri verrà demolita

GELA. La raffineria cambierà volto con la demolizione di uno dei due storici camini. Sono iniziati ieri i lavori per eliminare la ciminiera di scarico collegata alla vecchia caldaia quattro, teatro dell’infortunio sul lavoro costato la vita ad Antonio Vizzini di 54 anni, operaio dell’impresa «Ponzio & Lorefice». Gli operatori della ditta Deste collocheranno una particolare macchina all’estremità superiore del camino che lo demolirà con un movimento circolare. È questo uno degli interventi inseriti nel più complessivo piano di investimento di 700 milioni di euro della Raffineria, fermo al palo da novembre anche a causa dell’iter farraginoso di riesame al rilascio dell’autorizzazione Aia, conclusosi mercoledì scorso grazie al parere favorevole di tutti i rappresentanti degli enti del territorio. In attesa che il Ministero dell’Ambiente formalizzi la decisione della commissione straordinaria con un apposito decreto Aia, in città cresce la tensione sul futuro del petrolchimico. «Sarebbe sciocco non puntare ancora sulla Raffineria – dice don Luigi Petralia, prete dell’anti mafia – ma vorrei comprendere quanti soldi dei 700 milioni di euro saranno destinati all’ambiente. Speriamo che si avvii un processo per l’utilizzo delle energie alternative programmando l’abbandono del Pet coke, utilizzato per produrre energia elettrica».

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