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Emmanuelle Grosbois: mille sguardi innamorati su Palermo

Fotografia. La giovane artista francese, che ha studiato a Firenze, ricerca le immagini della vita quotidiana ovunque: all’Istituto Cervantes propone «Quelli che ci guardano»

PALERMO. È una di quelle che guardano per immagini e poi inventano storie, film, situazioni, e al telefono - se dici per esempio «sto prendendo appunti sul banco dei surgelati» - ti ha già stampato la storia della spesa-intervista e l'ha inviata per mail. Una di quelle che gira sempre con la macchina fotografica e dopo avere percorso tutti i mercati da Ballarò al Borgo Vecchio, al Capo, ha in bianco e nero e a colori il romanzo di Palermo «dove tutto ha un senso che all'inizio non si capiva. Sembra il caos ma quando ti prendi cura di guardare capisci che c'è un senso preciso delle cose, e si svela tutto».
E capisce i perchè di tante immagini affastellate per esempio nelle botteghe artigiane di Palermo, dove ha girato per alcuni mesi, e dove insieme ai parenti morti e vivi si trovano i santi, gli estintori, le bollette, le scarpe.
Emmanuelle Grosbois, giovane fotografa francese che ha studiato a Firenze, ricerca le immagini della vita quotidiana ovunque, e ha anche capito la sconfitta che ormai da decenni si consuma nel centro storico di Palermo e l'integrazione impossibile di un città dove con leggi, ordinanze e illusioni si vuole far rivivere il centro storico mescolando vecchio e nuovo, mettendo insieme l'intellettuale che restaura con tante famiglie di Totò che nel centro storico ci vivono per necessità.
E la sua frase su Palermo è chiara: «Colpisce il dialogo fragile, assente, che c'è fra la gente che torna a vivere nel centro storico e quella che ci vive da sempre, mi ha colpito la lontananza incredibile fra questi due mondi, fra questi due percorsi che si incontrano da estranei e lontanissimi in uno stesso luogo».
A Firenze ha messo in mostra Santa elemosina che spiega tutto sull'uso che i mendicanti fanno delle immagini sacre. E stasera alle 19 a Palermo - per il Festival del Viaggio organizzato dalla Società italiana dei viaggiatori - all'Istituto Cervantes (via Argenteria Nuova) - mette in mostra Gli artigiani di Palermo. Si addentra nella città delle botteghe artigiane, raccontando storie di vecchi mestieri e personaggi caratteristici.
Il lavoro si chiama Quelli che ci guardano è stato selezionato nella sezione «Giovane fotografia italiana» a maggio. Dalle interviste audio che affiancano la mostra, il ruolo dell'immagine, che «cerca di continuare qualcosa che esisteva e che altrimenti si rischia di perdere». Ma anche il ruolo dei soldi spesso mescolati con i santi nelle botteghe siciliane. «Perché, mi hanno spiegato, i soldi vanno e vengono ma i santi ci sono sempre».
Emmanuelle Grosbois ha la malattia Palermo conclamata e intende ritornare, «vorrei continuare stare a guardare qui, ho trascorso mesi a lavorare nei vicoli con la macchina fotografica, mai avuto paure, Palermo è un posto affascinante e tranquillo, ci sono altri posti in Italia, ci sono altre capitali, lavorerò a Firenze l'anno venturo e in futuro tornerò a Palermo».

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