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Yara, indagini su eventuale complice Pm: "Uccisa con crudeltà"

BERGAMO.  Come ha vissuto Massimo Giuseppe Bossetti da quando è stato 'individuatò il Dna di Ignoto 1, e quando poi è stata raggiunta la certezza che le tracce organiche appartenevano al figlio illegittimo dell'autista di autobus di Gorno Giuseppe Guerinoni, fino al fermo di lunedì per omicidio volontario aggravato dalle sevizie e dalla crudeltà?    Se per il procuratore generale di Brescia Pierluigi Dall'Osso, che ha competenza anche sui colleghi bergamaschi, «il caso è chiuso», carabinieri e polizia cercano di colmare anche questi aspetti, seppure allo stato Bossetti non risulta avere avuto dei complici del delitto di cui è accusato. Forse, però, qualcuno per questi lunghi quattro anni avrebbe saputo qualcosa e potrebbe averlo coperto.   
La madre gli aveva detto che era lui il figlio di Guerinoni, come ha stabilito la comparazione del Dna, oppure  non gli aveva detto niente e, di conseguenza, Bossetti era tranquillo di farla franca quando ha appreso che si cercava un figlio illegittimo? Il questore Fortunato Finolli taglia corto: «Per i congiunti non esiste il favoreggiamento». E proprio la madre di Bossetti, Ester Arzuffi, non sembra aver voluto coprire il figlio quando afferma: «Se è stato lui deve pagare».

«Non sappiamo se l'uomo conoscesse direttamente la ragazzina», spiega ancora Dell'Osso, il quale aggiunge anche che «al momento non ci risulta che Bossetti sapesse di essere il figlio di Guerinoni».     Il legale del muratore, Lucia Gazzetti, non si nasconde la difficoltà della sua difesa: primo appuntamento l'udienza di convalida davanti al gip Ezia Maccora, la stessa che scarcerò il primo arrestato nella vicenda, il marocchino Mohamed Fikri, per poi archiviare la sua posizione.   
L'avvocato, però, una cosa chiede sin d'ora. «Che tutto si svolga nel rispetto di tutte le parti: della famiglia parte offesa, di giudici e pm e anche dell'indagato».    
Dovrà vedersela con un decreto di fermo di tre pagine emesso dal pm Letizia Ruggeri in cui si ricostruisce l'omicidio di Yara, quel 26 novembre del 2010: «La morte era da ricondurre agli effetti concausali dell'ipotermia e delle lesioni da arma bianca e contusiva», c'è scritto. Infatti, «il cadavere presentava segni di lesività contusiva al capo e segni di almeno otto lesioni da taglio e una da punta e taglio in varie parti del corpo». Molto probabilmente «il corpo di Yara Gambirasio era rimasto nel campo di Chignolo d'Isola dal momento della sua morte, avvenuta poche ore dopo la sua scomparsa, fino al momento del suo rinvenimento».   
Il pubblico ministero indica poi gli elementi che hanno contribuito a individuare Bossetti, a cominciare dalle «polveri riconducibili a calce» ritrovate sul corpo di Yara e sugli indumenti, nonchè a livello dell'albero bronchiale«. E Bossetti fa il muratore. Si parla poi del profilo genetico maschile dell'ex 'Ignoto 1' per concludere che »la comparazione tra il profilo estratto dal campione« del Dna del fermato, ottenuto domenica scorsa con l'etilometro, e quello repertato sugli indumenti di Yara Gambirasio, consente »di stabilirne con sostanziale assoluta certezza la compatibilità«. Si parla anche del suo telefono, che aggancia la cella della zona in cui viveva la vittima proprio in quel pomeriggio, e rimane poi inattivo fino alla mattina dopo.   
Rimane, immutato, nell'attesa di capire se finalmente si giungerà alla verità, il dolore della famiglia Gambirasio: "Li conoscete - dice l'avvocato Pelillo, il loro legale - sono persone molto pacate e misurate, nessuno ha esultato, ma hanno sempre avuto fiducia nelle indagini".

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