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L'Italia ai Mondiali, Prandelli: "Da qui parte la nostra avventura"

MANAUS.  Il sogno di Fitzcarraldo, che in un fantastico film di Herzog voleva portare la lirica in mezzo alla foresta amazzonica, era certo più ambizioso. Ma anche quelli di Roy Hodgson, intenzionato a fare dell'Inghilterra una squadra finalmente buona anche per i mondiali, e Cesare Prandelli, che deve condurre l'Italia almeno ai quarti di finale dopo la disastrosa edizione del 2010, non sono propriamente passeggiate. Salpa proprio da Manaus, alla confluenza tra Rio Negro e Rio delle Amazzoni, l'avventura degli azzurri e dei britannici a Brasile 2014. Ed è fortemente simbolico il luogo di partenza, per il percorso accidentato che sembra attendere l'Italia come pure i suoi avversari di domani.    
«Le sensazioni sono ottime, abbiamo lavorato in maniera mirata per arrivare pronti non solo fisicamente ma anche mentalmente a questo appuntamento» dice Prandelli, che ha in Balotelli l'unica punta di un modulo 4-1-4-1, ma anche l'enigma più grande: che giocatore sarà in Brasile? Quello che impressionò tutti all' europeo, o la sua controfigura dell' ultimo campionato?
«Come a tutti i giocatori, anche a Mario chiedo di avere un carattere deciso, ma sempre leale» dice il ct del centravanti azzurro. L'elemento è fondamentale. Avere un giocatore dal grande peso specifico in avanti al centro, consentirebbe agli azzurri di rendere meno significativo il gioco sulle fasce laterali, dove paiono in deficit di corsa ed esperienza rispetto agli avversari. Sembra essere qui il punto nodale nella scacchiera della partita: Prandelli deve sfruttare il centrocampo dai piedi buoni con i due registi Pirlo (considerato con Gerrard il meglio di questo mondiale: «Sono un riferimento per tutti i giovani») e Verratti supportati da Candreva e Marchisio (mentre De Rossi più dietro protegge il quartetto difensivo), i britannici volano con terzini ed ali sull' esterno. Tra l'altro con un modulo, il 4-3-3, che è l'ideale per sfruttare le zone laterali del campo.    
L'Inghilterra è una squadra diversa rispetto al passato: in avanti ha molti giocatori creativi, talentuosi, veloci, bravi nell'uno contro uno. Non è più Rooney contro tutti: ci sono  Sturridge, Sterling, Lallana e Welbeck. E, se è vero che gli inglesi arrivano al mondiale dopo la solita stagione fatta di 60 tiratissime partite, (uno dei motivi per cui a parte quello vinto con vari «aiutini» in casa nel 1966, non hanno ma fatto granchè), è altrettanto certo che stavolta hanno l'opportunità di fare il salto di qualità. Persino Hodgson, irriso ai tempi della sua esperienza italiana, è per loro una opportunità: è il più tattico degli allenatori britannici. È molto bravo nella strategia anche Prandelli, che affronta questa sfida da favorito, non tanto perchè l'Italia sopravanza di un post nella classifica Fifa gli avversari (nona, loro decimi) e di una vittoria nel computo totale (9 successi azzurri, 8 dei bianchi e sette pareggi nei precedenti) quanto per la comprovata idiosincrasia britannica a monetizzare nelle grandi occasioni la notevole mole di gioco solitamente sviluppata. «Hanno 4 giocatori in fase offensiva bravi nell'uno contro uno, dovremo essere bravi ad attaccare gli spazi, ed essere altrettanto bravi a giocare con i due reparti vicini» spiega Prandelli. La sfida «non sarà decisiva, quelle inaugurali non lo sono mai - dice il ct - ma il risultato positivo garantisce una forza straordinaria. Spero che l'Italia sorprenda per la capacità di stare in partita».   
La voglia e il peso di vincere viaggiano insieme però: «È da quattro anni a questa parte che quando la Nazionale gioca e si gira il mondo abbiamo questo senso di responsabilità. È chiaro che in un mondiale è tutto molto più amplificato. Sapremo onorare al  meglio la nostra maglia». aggiunge Prandelli. Incideranno nella sfida caldo e umidità, ma non saranno decisivi: come pure le condizioni. Tutti i 22 giocatori hanno affrontato nella loro carriera situazioni peggiori, e qui arrivano abbondantemente preparati. In una situazione di tale equilibrio, e nella consapevolezza che partire male significherebbe essere già con un piede fuor dal mondiale forse però a fare la differenza sarà proprio la capacità quasi visionaria di guardare oltre. Perchè l'insegnamento di Fizcarraldo rimane valido, «con i sogni si spostano le montagne».

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