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Cartaceo addio, le fatture saranno elettroniche

Da subito con doppio regime transitorio e fra tre mesi definitivamente. Fino alla prossima primavera l’obbligo riguarderà circa 9 mila enti con 16 mila uffici

Non è dato sapere quanto ne siano lieti i cartolai e gli stessi impiegati pubblici, destinati nel tempo al ridimensionamento o alla riqualificazione, ma da subito con doppio regime transitorio e fra tre mesi con pieno vigore, le tradizionali fatture cartacee inoltrate dai fornitori ai primi 16 mila uffici della pubblica amministrazione saranno carta straccia. Valore zero, e nel nulla svaniranno pure le speranze di recuperare il credito se l'imprenditore non rispetterà il nuovo obbligo di redigere e inviare fattura in formato elettronico e per e-mail firmata digitalmente. Risparmio atteso (e potenziale), oltre 1 miliardo e 600 milioni all'anno.
L'obbligo è scattato in teoria venerdì scorso, ma i due sistemi, «it» e tradizionale, coesisteranno per tre mesi: spirato il lasso di tolleranza, chi persevererà con carta e penna (o stampante) vedrà con ogni probabilità sfumare i propri crediti nei confronti della Pubblica amministrazione. O di parte di essa. Per ora, infatti, e cioè fino alla primavera del prossimo anno, l'obbligo riguarderà i carteggi contabili con gli uffici di ministeri, agenzie fiscali ed enti previdenziali e assistenziali: circa 9 mila enti con 16 mila uffici, comprese caserme, scuole, uffici tributari. Poi, dal 31 marzo 2015 riguarderà tutti gli enti pubblici: altri 1.500 uffici dello Stato centrale e 10 mila e 500 degli enti locali. La misura è «vecchia» di sette anni e finora rimasta lettera morta, il suo rilancio fa parte del primo pacchetto di riforme sbrurocratizzanti, integrate ad aprile dal governo: l'obbigo di fatturazione digitale, infatti, era stato previsto dalle legge 244 del 2007. Il governo ha in pratica plasmato una norma già esistente, accorciando, con l'articolo 25 del decreto legge 66/2014, i tempi per l'estensione a tutti gli uffici nel 2015. Da giugno a marzo, appunto.
Con la fatturazione elettronica si calcolano risparmi per 17 euro a fattura: 14 di sola manodopera, 3 grazie ai minori costi di materiale e spazi: uguale, potenzialmente, circa un miliardo di euro all'anno. A questo miliardo si aggiungerebbero altri 600 milioni, provento del controllo diretto sulla spesa pubblica e della riduzione dei tempi di incasso dei pagamenti per le imprese. Senza contare i risultati in termini di efficienza, trasparenza e contrasto alla corruzione e alle prassi clientelari. L'applicazione è illustrata in un decreto ministeriale emanato lo scorso anno, il numero 55: scopi principali dell'obbligo di fatturazione elettronica, si legge, sono appunto l'abbassamento dei costi per la stessa Pubblica amministrazione e la necessità di evitare l'accumulo di debiti non pagati alle imprese, che sono già costati l'infrazione in sede europea.
Quanto alla scelta di concedere un periodo transitorio di tre mesi, «la trasmissione della fattura in formato cartaceo non può, evidentemente, essere istantanea - dice il documento -. Per tale motivo dal momento della spedizione (solitamente a mezzo posta ordinaria) al momento della ricezione trascorreranno diversi giorni. A ricezione avvenuta sarà inoltre posto in essere un iter amministrativo di verifica del contenuto della fattura, che comporterà un ulteriore dispendio di tempo. È bene tuttavia evidenziare che, terminato il trimestre di transizione, le vecchie fatture non saranno più accettate e i fornitori non potranno più sperare nel pagamento».
In pratica, si cercherà di sventare il rischio che vengano «cassate» fatture spedite prima del 6 giugno scorso, data di entrata in vigore della fattura telematica, e tuttavia pervenute o esitate dagli uffici successivamente.

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