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«Folgorato da un quadro di Magritte, vi racconto il naufragio dell’umanità»

Domani debutta in prima nazionale al Baglio delle Case Di Stefano di Gibellina «Ogni qualvolta levo gli occhi dal libro» di Claudio Collovà. Apre la sezione teatrale del festival «Orestiadi, nel segno del contemporaneo»

PALERMO. I piccoli ometti con la bombetta hanno abbandonato la fissità del quadro e sono usciti nel mondo, alla ricerca di un linguaggio comprensibile, per loro e per gli altri. Liberati dal letargo della tela, si sono messi in viaggio, non si sa bene verso dove. Parte da un quadro, stavolta, il nuovo viaggio teatrale di Claudio Collovà, regista incline alla suggestioni visive e della pagina scritta. All'origine di Ogni qualvolta levo gli occhi dal libro - il suo nuovo spettacolo che debutta domani (replica venerdì), in prima nazionale, al Baglio delle Case Di Stefano di Gibellina, aprendo la sezione teatrale del festival «Orestiadi, nel segno del contemporaneo», promosso dalla Fondazione Orestiadi e diretto dallo stesso Collovà - c'è quindi un dipinto di Magritte, Il mese delle vendemmie, ma anche al testo La fine del Titanic di Enzensberger e all'opera poetica di Rilke.
«La finestra da cui si affacciano gli ometti di Magritte, si è poco alla volta svuotata dei suoi abitanti che sono usciti dall'apparente fissità del dipinto e hanno assunto una mobilità a volte imprevedibile», spiega Collovà che per questo nuovo spettacolo, prodotto dal Festival, ha lavorato con giovani attori, siciliani e non, e con la danzatrice Alessandra Luberti che firma le coreografie. Musiche dal vivo, eseguite e composte da Giuseppe Rizzo, scene e costumi di Enzo Venezia. In scena, Salvo Dolce, Francesca Laviosa, Savi Manna, Emmanuelle Pointhieux, Sveva Raimondi, Arabella Scalisi, Alessandro Vella, Paola Virgilio, Gisella Vitrano.
«A Como anni fa durante una collettiva di Magritte, vidi per la prima volta Il mese delle vendemmie e ne rimasi folgorato - racconta il regista -. Abbiamo ricreato la finestra con un muro chiuso di ferro che, ad un certo punto si apre, per far uscire i personaggi alla Magritte. È il racconto di un naufragio: i “magrittini”, svegliati dal letargo, hanno iniziato a muoversi e il loro procedere è finito con l'essere sempre più vicino al viaggio di Ulisse a bordo del Titanic, cetaceo meccanico divenuto simbolo nel naufragio. Una narrazione politica incentrata sulla tragedia della terza classe, dei disperati del mondo. Noi raccontiamo un viaggio di questi poveri imbarcati sulla nave di Magritte, ricco di suggestioni visive: uomini e donne, capaci di vedere al sollevare degli occhi, una realtà trasfigurata, frutto della totale immersione nel mondo parallelo della poesia».
Collovà, chiuse le Orestiadi, volerà a Roma per lavorare sul suo quarto capitolo dentro l'Ulysses di Joyce, in questo caso prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia. Saranno i giovani attori sotto la guida di Giancarlo Giannini ad allenarsi basandosi sul quarto capitolo del romanzo, incentrato sulla figura di Amleto.
Invece la sezione teatro de Le Orestiadi del Contemporaneo continua il 7 con Giacomo Guarneri in Radio Belìce non trasmette. A metà giugno, Fanny&Alexander, Saverio La Ruina e Titanic, the end, spettacolo storico di Antonio Neiwiller, ripreso da Salvatore Cantalupo.

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