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Averna, siglato il passaggio alla Campari

CALTANISSETTA. L’amaro Averna ha cambiato ufficialmente proprietà. Il momento è di quelli storici. E per più ragioni. Perché d’un sol colpo vengono spazzati via oltre un secolo e mezzo di storia. Durante cui cinque generazioni della famiglia Averna hanno guidato la società. Ora l’amaro famoso nel mondo, e secondo per vendite in Italia, è passato nelle mani della Campari.
Una operazione che era già stata annunciata ad aprile e che adesso è stata ratificata. Segnando ufficialmente il passaggio del testimone tra i due gruppi industriali. Il costo dell’intero affare si è attestato sui 103,75 milioni di euro. Così come, d’altronde, era stato annunciato nelle scorse settimane quando i rumor sulla cessione del gruppo nisseno si erano fatti sempre più insistenti. E alla fine quelle indiscrezioni hanno poi trovato conferme, quando i contatti tra i due colossi dei liquori erano già in fase tutt’altro che embrionale. Tutti i marchi del gruppo Averna raggiungono una fetta di mercato, nel settore degli amari in Italia, che si attesta sul quindici per cento.
Lo scorso anno, in termini di volumi di vendite nette, è stata toccata la quota dei sessantadue milioni di euro, con un fatturato aziendale di duecento milioni di euro. La società nissena ha fin qui impiegato in città trentasei dipendenti tra amministrativi e operai. E nelle scorse settimane i sindacati avevano lanciato l’allarme temendo che dietro la cessione potessero celarsi ricadute, negative, sotto il profilo occupazionale.
In particolare è stata la stessa rappresentanza sindacale aziendale della Fai Cisl della «Fratelli Averna spa», per voce di Alfredo Fiaccabrino, a porre la delicata questione sul tappeto con il chiaro obiettivo «di garantire il livello occupazionale». E sarebbe stato uno dei passaggi dell’operazione.
La successione di titolarità dovrebbe aprire al noto marchio nuove frontiere per un ulteriore sviluppo nei mercati esteri. Così che quella ricetta di liquore di erbe che sarebbe stata donata a Salvatore Averna da un monaco dei Cappuccini, adesso, è passata nella mani del gruppo Campari.

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