Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Stipendi d’oro all’Ars, i sindacati: sì ai sacrifici

Domani vertice con i rappresentanti interni dei lavoratori: si vuole differenziare il destino degli alti dirigenti dalle altre figure. Pressing di Crocetta: la soglia dei compensi deve essere 160 mila euro, come avviene per i burocrati regionali

PALERMO. I sindacati interni dell’Ars annunciano di essere disposti ad «accettare sacrifici». Si rompe, almeno nelle intenzioni della vigilia, il muro contro cui ha sbattuto fino a ora la proposta di ridurre i compensi d’oro in Parlamento. E adesso i rappresentanti sindacali provano a differenziare le varie posizioni in campo: l’obiettivo è giocare la partita, nel vertice decisivo di domani, separando i destini degli altissimi dirigenti, dal segretario generale ai vertici dei servizi, da quelli di tutte le altre categorie.

Le proposte in campo
Domani Paolo Ruggirello (Articolo 4), delegato del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, incontrerà i rappresentanti sindacali. Dopo il flop del primo incontro, venerdì mattina, i vertici dell’Assemblea presenteranno un piano di tagli. L’obiettivo annunciato è quello di portare il tetto massimo degli stipendi per i grand commis dell’Ars a 240 mila euro. Oggi le buste paga dell’alta burocrazia parlamentare sono perfino avvolte dal mistero. Crocetta scrive in ogni comunicato che la figura più alta, il segretario generale Sebastiano Di Bella, «percepisce 650 mila euro lordi» mentre altri 29 dirigenti sono oltre i 200 mila euro e ulteriori 9 si collocano fra 190 mila e 200 mila. Cifre medie che non tengono però conto di anzianità di servizio, bonus e vari altri incentivi. Da qui si parte. E le posizioni fino a ieri sono apparse lontanissime: in Parlamento, informalmente, alcune sigle sindacali si dicevano disposte a trattare su un tetto massimo di 300 mila euro. Sotto traccia c’è il timore che, scalando progressivamente e in proporzione tutti i livelli retributivi, anche le categorie inferiori (e più ricche di personale) vedano ridurre i compensi.

L’attacco di Crocetta
E allora ecco la presa di posizione del sindacato consiglieri parlamentari: il più pesante, visto che conta una quarantina di iscritti nella fascia di carriera più elevata, quella che vede al proprio culmine proprio i dirigenti più pagati. Filippo Palmeri, leader di questo sindacato, assicura che «la trattativa vogliamo farla, anche accettando sacrifici. E volevamo farla anche prima di questa polemica».
Il punto è però che sulle cifre è in corso ormai una guerra di tutti contro tutti. I deputati, che hanno subito il taglio dello stipendio a gennaio, attaccano i burocrati. Il presidente della Regione è in pressing sul Parlamento. E anche ieri non è mancata una stilettata di Crocetta: «Sento parlare di una ipotesi di tetto massimo da 240 mila euro. Ma la soglia deve essere identica a quella fissata qualche giorno fa per la burocrazia regionale, cioè 160 mila euro». Incassato il voto dell’Ars sul taglio degli stipendi negli assessorati e negli enti collegati alla Regione (limite che colpirebbe una cinquantina di dirigenti e qualche decina di pensionati), Crocetta prova a forzare la mano mettendo in luce le diversità,. intese come privilegi, dell’Ars. Ma Palmeri non ci sta: «Il contratto dei dipendenti dell’Ars è agganciato a quello del Senato. E ciò impone tanti obblighi che i regionali non hanno. Qui si lavora anche di notte. L’orario non è paragonabile a quello in vigore in un assessorato né lì hanno la reperibilità. E soprattutto, a noi ormai da mesi lo stipendio arriva sempre in ritardo. Alla Regione questo non succede».

«Differenziare i tagli»
La trattativa che riparte domani toccherà altri aspetti, oltre quello legato allo stipendio. E dunque anche l’orario di lavoro finirà sul tappeto. Ma all’incontro si arriva con una tensione altissima. Rosario Miccichè, altro rappresentante del sindacato consiglieri parlamentari, precisa che «non difenderemo a oltranza posizioni di privilegio. Ma il limite invalicabile sono i diritti dei lavoratori. Si inizi a discutere dunque dello stipendio del segretario generale e si prosegua poi con serenità a esaminare tutte le altre questioni. In questo senso abbiamo apprezzato l’approccio che sta avendo Ruggirello e notiamo che troppe pressioni si stanno indirizzando su Ardizzone. Anche se siamo sicuri che la sua serenità non verrà turbata».

Lo scontro con i confederali
La tensione è a livelli altissimi anche per la soluzione, prospettata dai vertici dell’Ars, di inserire nella trattativa i sindacati confederali se quelli di categoria non scioglieranno le proprie riserve. I segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno già manifestato il loro parere favorevole sui tagli, tra l’altro sposando la linea Crocetta sul tetto da 160 mila euro. E allora Rosario Miccichè prova a ridisegnare i confini della trattativa: «I confederali rappresentano una sparuta minoranza di dipendenti. Anche noi vogliamo l’accordo. Solo che proviamo a farlo senza trovare vittime da offrire all’opinione pubblica».

Caricamento commenti

Commenta la notizia