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Giustizia, Ue: Italia indietro su scambio precedenti penali

BRUXELLES. L'Italia, insieme ad altri cinque Paesi, non ha ancora messo in atto le norme Ue sulla libera circolazione delle informazioni sui precedenti penali. E, insieme ad altri 12, non ha ancora trasposto quelle sul coordinamento della lotta contro la criminalità transfrontaliera. E' quanto emerge dai rapporti della Commissione Ue che fanno il punto sull'attuazione di queste decisioni quadro adottate all'unanimità dagli stati membri rispettivamente nel 2008 e 2009. Bruxelles lancia così il suo avvertimento nei confronti dei paesi ritardatari, in quanto dal primo dicembre 2014 potranno partire le procedure d'infrazione, finora 'congelate' dal Trattato di Lisbona.
Le regole sulla libera circolazione delle informazioni sui precedenti penali prevedono che i giudici prendano in conto se la persona che stanno giudicando è già stata condannata in passato per cosa, quando e dove, garantendo in questo modo una migliore protezione delle vittime e la creazione di un vero spazio di giustizia europea. Oltre all'Italia, non si sono ancora adeguati Belgio, Spagna, Lituania, Malta e Portogallo.
Quanto alle regole per un miglior coordinamento nella lotta al crimine transfrontaliero, dove un solo atto criminale vede implicati più paesi, le norme Ue prevedono che a svolgere l'inchiesta giudiziaria sia lo Stato "meglio situato" per farlo, evitando così la moltiplicazione delle procedure penali. In caso di mancato accordo tra i paesi su chi deve condurre l'indagine, può essere chiesto l'intervento di Eurojust. Oltre all'Italia, non hanno ancora attuato la decisione quadro in materia Francia, Spagna, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Irlanda, Bulgaria, Grecia, Lituania, Estonia, Malta e Lussemburgo.

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