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Turchia, feriti e arresti: battaglia in piazza Taksim

Il pugno di ferro del premier Erdogan ha trasformato il primo anniversario della grande rivolta di Gezi Park in una giornata di violenza. Fermato in diretta giornalista della Cnn

ANKARA. Il centro di Istanbul e quello di Ankara quasi come zone di guerra, fra nuvole di lacrimogeni, ore di scontri, decine di feriti e centinaia di arresti: il pugno di ferro del premier turco Recep Tayyip Erdogan ha trasformato il primo anniversario della grande rivolta di Gezi Park in una giornata di violenza. La Piattaforma Taksim aveva invitato a manifestare pacificamente alle 19 nella Piazza simbolo di Taksim e in molte altre città del Paese muniti di fiori e, simbolicamente, di libri per ricordare gli otto manifestanti uccisi durante le grandi proteste per più libertà e democrazia della primavera 2013. Ma il premier islamico ha vietato ogni concentrazione e questa mattina ha avvertito che chi avesse manifestato sarebbe stato arrestato: "Alle nostre forze di polizia sono state date istruzioni chiare. Faranno tutto ciò che è necessario".     
Più di 25mila agenti appoggiati da 50 blindati Toma sono stati dislocati nel cuore di Istanbul per impedire qualsiasi manifestazione. Ma nonostante il divieto di Erdogan, migliaia di persone a Istanbul, Ankara, Antalya, Adana e in altre città sono scese in piazza. Le forze anti-sommossa sono intervenute con brutalità su viale Istiklal, la via icona della movida di Istanbul, ma anche a Cihangir, a Kadikoy, nel quartiere alevita di Gazi, con lacrimogeni, cannoni ad acqua e pallottole di gomma per impedire che i manifestanti si avvicinassero alla piazza.     
La polizia ha preso di mira direttamente anche i giornalisti, dando di nuovo un'impressione di assoluta impunità. Il corrispondente della Cnn Ivan Watson è stato arrestato in diretta da un gruppo di poliziotti in borghese. Il cronista è stato strattonato per la giacca e portato via, in diretta, insieme a tutta la troupe. Sono stati liberati dopo mezz'ora. Watson ha detto di essere stato percosso. Altri giornalisti hanno denunciato violenze. Ad Ankara il fotografo italiano Pietro Castellano ha detto di essere stato colpito, sembra all'addome, da un candelotto lacrimogeno sparato a tiro teso. "Sto bene", ha scritto su twitter. Al direttore del quotidiano Evrensel, Erdal Imrek, un agente ha spruzzato gas urticante direttamente in faccia.     
Sulle reti sociali è uscita una raffica di foto di violenze della polizia: manifestanti con la testa insanguinata, a terra soffocati dai lacrimogeni, adolescenti ammanettati allineati lungo Istiklal. Su twitter 'Gokhanmaliksahin' ha pubblicato le immagini di un selvaggio pestaggio di un manifestante a terra da parte di una decina di agenti. Il giornalista Usa Benjamin Harvey ha scritto che gli agenti sparavano lacrimogeni verso le finestre dei palazzi da dove venivano proteste degli abitanti contro la violenza sproporzionata della polizia. Più di 3,5 milioni di persone avevano partecipato l'anno scorso alle grandi manifestazioni anti-Erdogan per più democrazia e libertà e contro la deriva autoritaria e islamica del premier, al grido di 'Tayyip Istifa!' (Tayyip Vattene). Ma la durissima repressione ha progressivamente soffocato il movimento, nato il 27 maggio 2013 a Istanbul da una protesta contro la distruzione del Parco Gezi di Taksim. Nonostante lo scandalo della tangentopoli turca scoppiato in dicembre, Erdogan ha stravinto le amministrative del 30 marzo scorso e dovrebbe essere candidato in agosto alle presidenziali. La crisi di Gezi Park ha però appannato definitivamente l'immagine internazionale del regime. E ad Harvard oggi un professore della prestigiosa università americana ha chiesto pubblicamente al presidente turco Abdullah Gul "come possa dormire la notte" e "non vergognarsi di essere alla guida di un simile Stato”.

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