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Stipendi dei burocrati, pressing dei partiti all’Ars

Consenso bipartisan al taglio dei compensi dei vertici dell’Assemblea. Si pensa anche a un piano di prepensionamenti

PALERMO. L’operazione risparmio deve investire anche il «Palazzo di Bengodi». Da destra a sinistra sono tutti d’accordo sulla necessità di abbattere la scure della spending review anche sugli stipendi dei vertici dell’Ars. Dopo il sì dell’Assemblea al tetto delle retribuzioni dei dirigenti della Regione, da Pd a Forza Italia, si sente il bisogno di dare una sforbiciata anche a quelle dei burocrati. Nel frattempo, diventa più chiaro il piano, ipotizzato dal presidente Ardizzone, che Paolo Ruggirello, capo del collegio dei deputati questori, prospetterà martedì ai sindacati. Una cosa è certa: nessun burocrate potrà guadagnare più di 240 mila euro lordi, mentre a cascata verranno decisi i tagli per le altre cinque categorie di consigliere parlamentare, stenografi, coadiuatori, operatori amministrativi e assistenti.
Il Pd, con Baldo Gucciardi, rivendica «il ruolo di protagonista» che il partito ha avuto in questa partita. E spiega che tutti i capigruppo hanno presentato un ordine del giorno in cui all’unanimità viene chiesto al consiglio di presidenza di allinearsi ai parametri retributivi del Senato. «Adesso, rispetto a qualche giorno fa, sono stati stabiliti due tetti: il limite fissato da Renzi di 240 mila euro e quello di 160 mila euro per i dirigenti regionali che da giovedì sarà legge», conclude Gucciardi.
Anche l’Ncd con il coordinatore Francesco Cascio, definisce «necessari i sacrifici che i burocrati dovranno sopportare». L’ex presidente dell’Ars, pur ammettendo che «i tagli dovrebbero essere equiparati a quelli del Senato», chiarisce che «lo strappo ormai è stato fatto quando sono state ridotte le retribuzioni dei parlamentari. Adesso che quel parametro è stato violato, si dovrà procedere anche per i vertici». Anche il responsabile nazionale degli enti locali Dore Misuraca chiede ai sindacati «una forte assunzione di responsabilità, perchè è il tempo del risparmio». Articolo 4, con Lino Leanza, ribadisce ai «sindacati il passo indietro auspicato da tante famiglie in questo periodo di forte crisi». Leanza raccomanda, però, che «l’operazione risparmio debba nascere non da un’imposizione, ma da un’intesa». Vincenzo Gibiino, coordinatore azzurro in Sicilia, si spinge ancora più in là: «Forza Italia ritiene eccessiva la cifra di 240 mila euro. Per i super dirigenti dell'Ars si potrebbe fare una deroga ai 160 mila euro, già stabilito come tetto massimo per i dirigenti regionali e raggiungere un nuovo limite da 200 mila euro».
C’è da chiarire, però, che al contrario di quanto è avvenuto per la Regione, per tagliare gli stipendi dell’Ars non si potrà intervenire con legge ordinaria, ma si procederà per via amministrativa, così come previsto dallo Statuto siciliano. L’esito della trattativa che Ruggirello, come delegato dal presidente Ardizzone, sta portando avanti con i sindacati non passerà ai voti e, alla fine del confronto, il bilancio tra le due parti si trasformerà in una delibera del Consiglio di presidenza. Quanto al piano che Ruggirello presenterà ai sindacati, l’obiettivo è chiaro: abbattere lo stipendio record del segretario generale del Parlamento siciliano, che oggi arriva a guadagnare 500 mila euro l’anno. In cantiere ci sono anche altre operazioni: «Per risparmiare sui costi, stiamo valutando - spiega Ruggirello - di non esternalizzare più alcune attività e di tagliare le guardie notturne, che potrebbero essere sostituite da un sistema di videosorveglianza. Avvieremo anche un piano di prepensionamento, nel rispetto delle notevoli professionalità, cercando di evitare di aprire contenziosi con i burocrati, che comporterebbero soltanto un aggravio di costi».

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