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Mega-stipendi ai burocrati, difendere l'indifendibile?

I sindacati interni dell'Ars vogliono difendere l’indifendibile. Stanno cercando, in tutti i modi, di evitare il taglio degli stipendi dei superburocrati dell’Assemblea regionale. Ha ragione il presidente Crocetta quando lamenta che i dirigenti di Palazzo dei Normanni hanno delle retribuzioni molto più robuste rispetto ai deputati. Ma soprattutto appare ingiustificabile che i capi degli uffici abbiano gli stipendi più alti d’Europa mentre la Sicilia è fra le regioni più povere. Eppure non dovrebbe essere difficile arrivare ad una definizione del problema. C’è una norma nazionale dove il tetto è fissato in maniera chiara: nessun dipendente pubblico può guadagnare più di 240 mila euro. E per i dirigenti regionali è stato appena fissato un limite di 160 mila euro.
Difficile non essere d’accordo. Tanto più che la dirigenza regionale non ha mai brillato di particolare efficienza. Le carriere sono spesso frutto non di capacità o di merito ma della abilità manovriera per ottenere i favori del padrino politico di turno. A questo si aggiunge il caso del segretario generale dell’Assemblea che, secondo indiscrezioni mai smentite, è arrivato a guadagnare più del presidente degli Stati Uniti d’America. Vale a dire l’uomo più potente e più influente del mondo.
Di fronte a queste obiezioni ci sono resistenze opache e gommose. Richiami all’Autonomia che appaiono strumentali e ingiustificati.
Tentativi, da parte dei sindacati interni, di trovare una soluzione corporativa che, seguendo esempi gattopardeschi, possa dare il segno del cambiamento mentre, nella realtà, tutto rimane immutato.
Il presidente dell’Ars, Ardizzone, si è impegnato a trovare una soluzione per dare un taglio ad una condizione che, a questo punto, si presenta come un autentico privilegio.
Tanto più che il tetto dei dirigenti regionali a 160 mila euro non si può certo considerare vessatorio.
Non è populismo. Casomai una questione di equità: in un momento in cui all’intero Paese viene chiesto uno sforzo per favorire il risanamento non è pensabile che ci sia una categoria dell’impiego regionale assolutamente indenne dai sacrifici.
Ora i sindacati interni devono dire che cosa vogliono fare. Possono scegliere la strada della responsabilità oppure continuare a difendere gli interessi di una piccola Casta.
Difendere l'indifendibile, appunto.

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