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Tasse sulla prima casa, Bankitalia: ogni famiglia sborserà tra i 400 e i 600 euro

ROMA. La decisione è in mano ai Comuni: spetterà a loro decidere se le nuove tasse sulla casa saranno una nuova stangata, che porterà il prelievo al livello del 2012. Il superamento dell'Imu con l'arrivo della Tasi rappresenterà infatti per la prima casa un aggravio tra il 13 e il 60% rispetto al 2013, a seconda se i comuni scelgono l'aliquota base dell'1 per mille o quella massima del 2,5 per mille. Il calcolo è contenuto nella relazione annuale della Banca d'Italia che, dopo aver diffuso i «volumi» reinterviene per spiegare che l'anno 2013, preso a riferimento, è un anno con valori base molto contenuti, vista la sostanziale cancellazione dell'Imu.   
«Non è assolutamente così», ribatte anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che spiega che va preso a riferimento il 2012, l'anno in cui l'Imu era pienamente applicata sulle prime case.    In realtà, se si guarda ai dati Bankitalia, che con il 2,5 per mille calcolano un 'pareggiò con il 2012, è facile pensare che la realtà potrebbe anche essere peggiore: moltissimi comuni hanno scelto il 2,5 per mille e sono tantissimi anche i capoluoghi di regione, che hanno deciso di aumentare ulteriormente di uno 0,8 arrivando al 3,3 per mille; in cambio introdurranno detrazioni e sgravi. È il caso di Torino, Bologna, Ancona, Genova, Napoli che però hanno introdotto cospicue detrazioni. Al momento, Roma e Milano - per le quali i pagamenti slitteranno ad ottobre - si attestano invece sulla aliquota massima «simplex», del 2,5 per mille.   
Bankitalia non entra nelle scelte dei singoli comuni. Si limita a fare i conti in tasca alla famiglia tipo italiana - 3 persone per un appartamento di medie dimensioni in un capoluogo di provincia - applicando le aliquote massime di legge (senza lo 0,8 per mille). Calcola così, per quest'anno, un esborso complessivo, tassa rifiuti compresa, tra i 400 e i 600 euro. La differenza, ovviamente, è dovuta al variare dell'aliquota Tasi. E l'impatto, se si guarda al recente passato, ovviamente differisce di molto.    
L'altalena delle tasse sulla casa ha visto un 2012 record, dovuto all'aumento delle aliquote ma anche alla crescita del 60% delle rendite catastali decise dal governo Monti. Allora una famiglia tipo ha pagato, per Imu e Tarsu, circa 600 euro. Poi, con la cancellazione quasi totale dell'Imu sulla prima casa, nel 2013 le tasse locali sugli immobili sono calate: toccando quota 360-370 euro circa, 300 dei quali rappresentati dalla Tares (il nuovo nome della tassa sui rifiuti).   
Ora il prelievo sulla prima casa tornano a salire. Con la Tasi ad aliquota base dell'1 per mille il prelievo è in crescita del 12% rispetto al 2013 (per una famiglia tipo Bankitalia calcola 400 euro), se sale al 2,5 per mille la stangata sarà del 60% sull'anno precedente, arrivando ai livelli record del 2012. Inutile dire che questo fa salire il termometro delle polemiche, con l'Anci che vede il bicchiere mezzo vuoto («ci saranno meno fondi per i comuni») e molti politici d'opposizione che accusano di reintroduzione dell'Imu.    Il tema fiscale quest'anno non è certo dominante nella relazione del governatore Ignazio Visco che ha evidenziato positivamente il bonus di 80 euro deciso dal governo Renzi. I consumi - ha spiegato - «potranno trarre beneficio dagli sgravi fiscali di recente approvazione». Un riferimento chiaro proprio agli 80 euro arrivati in busta paga a maggio.   
Bankitalia non fa però sconti. Guarda le tabelle e per il 2015, calcola, indica chiaramente che serviranno interventi per almeno 14,3 miliardi: 7 miliardi serviranno a coprire la correzione del deficit, per portarlo ai livelli concordati con l'Ue; altri 7,3 miliardi saranno necessari per rendere strutturale il bonus da 80 euro (e si dovranno aggiungere ai 2,7 miliardi già stanziati in un apposito fondo). Una nuova manovra? Bankitalia sembra suggerire che l'intervento potrebbe non essere «lacrime e sangue» ma lavorare di cesello sulla spesa pubblica, attraverso la spending review, così come il governo ha programmato. «Nel Def si stimava - spiega la relazione annuale di via Nazionale - per il 2015 l'ammontare massimo di risparmi conseguibili con la revisione della spesa fosse pari a 17 miliardi». Di questi, al momento, 2,8 miliardi sono già stati realizzati e impegnati per coprire il decreto Irpef.   
Del resto Visco ha indicato proprio nel giusto equilibrio tra crescita e rigore dei conti la strada da percorrere. Con obiettivo che resta «ineludibile per il Paese»: la riduzione del rapporto tra debito e Pil.

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