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Mostre, Londra scopre Mitoraj: quel sentire comune che lega ieri ed oggi

La retrospettiva «Traces of time», aperta fino al 22 settembre e curata da James Putnam, ha inaugurato la sede britannica della ContiniArt in New Bond Street

PALERMO. Passi nel tempo, alla ricerca di un'assolutezza di sentire commune. Probabilmente Mitoraj si ritroverebbe più tra colonne antiche che tra palazzi metropolitani: l'artista tedesco ha abituato ad opera mastodontiche che dialogano senza paura con frammenti di storia. Anche nel caso di questa sua prima retrospettiva londinese - che segna anche la nascita della sede inglese della ContiniArtUk in New Bond Street, nel cuore di Mayfair - Igor Mitoraj ha trasferito oltremanica la sua personalissima nostalgia per un'età ormai perduta. Traces of time, aperta fino al 22 settembre e curata da James Putnam (lo stesso che lo invitò ad esibire la sua colossale scultura bronzea Tsuki-No-Hikari (Chiaro di luna) di fronte al British Museum in occasione della oramai leggendaria mostra Time Machine: era la prima volta che un'opera di arte contemporanea veniva affiancata ad antichità egizie - raccoglie sculture di vari periodi artistici di Mitoraj in bronzo, marmo e ghisa.
A prima vista le sculture possono sembrare addirittura reperti archeologici, che evocano versi, ma il discorso di Mitoraj è molto più complesso ed esula da un neoclassicismo di facciata. Le sculture forgiate a Pietrasanta, sono costituite da frammenti corporei - torsi senza testa con arti mancanti, superfici ossidate - che sembrano chiedere aiuto ad un'umanità che corre troppo in fretta e dimentica il passato. È così spiegato anche l'uso continuo del frammento che si riferisce al paradosso della condizione umana, una ricerca di perfezione che porta con sé l'inevitabilità dell'imperfezione. «L'idea di bellezza è ambigua, una spada a doppio taglio che può facilmente ferire, provocando dolore e tortura - spiega lo stesso Mitoraj -. La mia arte è un esempio di dicotomia: magnifica perfezione mista a corrotta imperfezione».
Igor Mitoraj è cittadino onorario di Pietrasanta, da decenni collabora con i famosi artigiani delle fonderie locali, considerati tra i migliori al mondo: da questo angolo di Toscana, è partito il suo viaggio alla scoperta del bronzo che si riannoda ad Etruschi e Romani, ma schiaccia anche l'occhio al Rinascimento italiano. Il lavoro di Igor Mitoraj, comunque, non si ferma e non si esaurisce nelle sculture: il suo forte senso del dramma e del teatro nasce alla scuola di polacca Tadeusz Kantor, e si sviluppa nelle scenografie di Manon Lescaut, Tosca e recentemente dell'Aida, messa in scena ai Giardini di Boboli a Firenze. «Il mio lavoro non è interessato a ricreare ciò che è già stato fatto - interviene Mitoraj -, ma è semplicemente un tentativo di modellare in forme familiari il dramma della vita».
Opere dello sculture di origine tedesca sono oggi al British Museum, a Canary Wharf, Yorkshire Sculpture Park, e nella Valle dei Templi ad Agrigento, oltre che nei musei e collezioni in Spagna, Francia, Giappone e Germania. E nelle collezioni personali del principe e della principessa Michael del Kent, della principessa Ira Von Furstemberg, di Sir George e Lady Iacubescu.

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