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Caltanissetta: frode a fornitori, «falsi impresari» nei guai

CALTANISSETTA. Le imprese, nella migliore delle ipotesi, esistevano solo sulla carta, altre erano proprio fantasma. Ma attraverso le stesse avrebbero ordinato parecchia merce, di ogni tipo e specie, tirando poi ”bidoni” ai fornitori con assegni che si sono rivelati carta straccia. E alla fine in sette, pseudo imprenditori, sono finiti al centro di un dossier per un giro di truffe e ricettazione di assegni bancari e postali. L’inchiesta è partita dalla procura di Termini Imerese coinvolgendo tanti altri indagati. Ma poi lo stesso fascicolo, per questioni di competenze territoriali s’è scisso in più tronconi. E sono sette (assistiti dagli avvocati Massimiliano Bellini, Giuseppe Dacquì, Giacomo Vitello, Walter Tesauro, Pietro Pistone, Rosolino Ulizzi e Diego Tranchida), alla fine, i nomi al centro del fascicolo che ha curato la procura nissena. Tant’é che nella fase embrionale, prima del passaggio di consegne tra uffici giudiziari, agli indagati era stato pure contestato il reato associativo finalizzato alle stesse truffe.
Secondo la tesi della procura le loro posizioni passerebbero per taluni distinguo. Perché c’è chi si sarebbe offerto alle ditte fornitrici come procacciatore d’affari, chi invece come referente per le successive operazioni commerciali concluse.
Il sistema, secondo la magistratura, sarebbe stato sostanzialmente lineare. Perché avrebbero effettuato ordinativi di merce, di ogni tipo, ricorrendo a ditte soltanto iscritte alla camera di commercio, oppure ad altre i cui titolari erano ignari, o inesistenti. Sarebbero state utilizzate, inoltre, utenze telefoniche sia fisse che mobili intestate agli stessi pseudo clienti che avevano ordinato e già disattivate. Oppure sarebbero state attivati altri numeri in modo tale che, da un punto di vista temporale, coincidessero con il periodo degli ordinativi, per poi essere eliminate. Ed erano tutte utenze di riferimento riportate negli stessi ordini e nelle fatture. È proprio grazie a queste attivazioni che le indagini della guardia di finanza hanno avuto un appiglio in più per risalire all’identità dei sospetti truffatori. Il giro di truffe è racchiuso nell'arco temporale che va da febbraio ad ottobre del lontano 2009.
In relazione al filone curato dalla procura nissena, uno dei sette si sarebbe offerto come promoter a un ingrosso, gli altri avrebbero ricevuto merce per svariate migliaia di euro. Da prodotti per la casa a bigiotteria, da materiale edile ad articoli da profumeria, da prodotti per l’igiene personale ad elettrodomestici. Pagando poi con assegni bancari o postali che si sono rivelati rubati, oppure a vuoto.

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