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Omicidio Impastato, gip si riserva su richiesta archiviazione

PALERMO.Il gip Maria Pino si è riservata la decisione sulla richiesta di archiviazione, per prescrizione dei reati, presentata dalla Procura che indaga su presunti depistaggi sull'omicidio di Peppino Impastato a carico del generale del Ros Antonio Subranni, dell'ex ufficiale Carmelo Canale e dei marescialli Francesco De Bono e Francesco Abramo.Subranni è indagato per favoreggiamento, Canale e i due sottufficiali per falso. Le accuse sono relative a fatti del 1978, quindi ampiamente prescritte. ma il giudice non ha accolto l'istanza di archiviazione dei magistrati e ha fissato l'udienza che si è celebrata oggi.
Canale ha comunicato di rinunciare alla prescrizione, mentre Subranni, difeso dall'avvocato Basilio Milio, ha contestato le dichiarazioni del pentito Francesco Di Carlo che hanno consentito la riapertura dell'inchiesta sul depistaggio. Il collaboratore di giustizia, a distanza di 34 anni dal delitto, ha raccontato ai pm che Subranni avrebbe coperto il ruolo del boss Tano Badalamenti nell'omicidio del giovane militante di Dp ricavandone benefici nella carriera. Il legale ha bollato i ricordi «tardivi» del pentito e ha smentito la tesi della protezione assicurata da Subranni a Badalamenti: il generale infatti poco dopo l'omicidio Impastato denunciò il capomafia.
Per il legale inoltre «se si ipotizza il reato di favoreggiamento a carico di Subranni la stessa accusa deve ipotizzarsi per i periti e tutti i magistrati che seguirono e  coordinarono l'inchiesta». «La verità è - ha argomentato l'avvocato - che non sussiste alcun favoreggiamento per nessuno». Piuttosto tutti gli inquirenti - per Milio - fuorviati dal clima dell'epoca formularono le ipotesi poi rivelatesi errate sulla matrice della morte di  Impastato.


«Ci auguriamo che l'azione della magistratura possa proseguire, nonostante il grave ritardo in cui sono ricominciate le indagini. - affermano Umberto Santino, Presidente del Centro Impastato e Giovanni Impastato, fratello di Peppino - Ci chiediamo inoltre che fine hanno fatto le carte sequestrate dai carabinieri subito dopo il delitto e di cui non abbiamo avuto più notizia». «Ribadiamo che l'esito positivo dei processi ai mandanti e del lavoro della Commissione parlamentare antimafia si debbono certo all'impegno di alcuni magistrati e di alcuni parlamentari, - osservano - ma sono soprattutto il frutto all'attività incessante svolta dai familiari di Peppino, dalla madre Felicia e dal fratello Giovanni, che ruppero con la parentela mafiosa, da alcuni compagni di militanza di Peppino e dal Centro siciliano di documentazione, sorto già nel 1977 e successivamente intitolato a Peppino Impastato per la radicalità del suo impegno antimafia e per la sua provenienza da una famiglia mafiosa, che ne fa un caso unico nella lunga storia delle lotte contro la mafia».

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