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Mafia, salta la sentenza per Franco Mineo

PALERMO. Dopo sette ore di camera di consiglio, a sorpresa, i giudici della quinta sezione del tribunale di Palermo, che avrebbero dovuto pronunciare la sentenza nei confronti di Angelo Galatolo, accusato di associazione mafiosa, dell'ex deputato regionale di Grande Sud Franco Mineo, imputato di intestazione fittizia di beni aggravata, peculato, usura e malversazione e di Settimo Trapani, accusato di malversazione, hanno emesso un'ordinanza istruttoria. 
Il collegio ha infatti deciso di risentire tre testimoni e ha rinviato all'udienza del 22 maggio.   I pm Piero Padova e Dario Scaletta avevano chiesto 16 anni per Galatolo, 8 per Mineo e 8 mesi per Trapani.
L'indagine nasce da una perquisizione fatta nello studio commerciale Franzone che aveva tra i suoi clienti la famiglia Galatolo. E proprio i titolari dello studio Domenico, Alessandro e Filippo Franzone sono i testi che i giudici vogliono risentire il 22 maggio.  
Nel corso della perquisizione gli inquirenti trovarono un passaggio di proprietà che provava la compravendita di alcuni immobili in cui, sotto al nome dell'acquirente, c'era scritto: «Compra Angelo G.». Le visure catastali hanno dimostrato che i locali erano di proprietà di Mineo, una circostanza che ha convinto la Dia che l'ex parlamentare aveva in realtà acquistato per conto di Galatolo.  
  I pm hanno contestato poi a Mineo anche un'ulteriore fattispecie di intestazione fittizia. Secondo la Procura, infatti, non solo Mineo sarebbe il proprietario solo sulla carta di alcuni immobili in realtà riconducibili a Galatolo, suo coimputato, ma avrebbe anche messo a frutto questa proprietà riscuotendo gli affitti e versandoli a Galatolo stesso che inizialmente rispondeva solo di intestazione fittizia in concorso con l'ex deputato e poi è stato accusato anche di associazione mafiosa.  
Dopo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ascoltati in dibattimento e in particolare di Angelo Fontana, gli investigatori hanno ritenuto infatti che l'imputato, mentre i componenti della sua famiglia erano in carcere, si occupava di tenere la cassa del mandamento e di incassare i proventi delle estorsioni.   
Sempre durante il processo la situazione giudiziaria di Mineo s'è aggravata e a suo carico sono emerse due accuse di usura. Vittime: il titolare di un ristorante e un'altra persone che avrebbe chiesto soldi all'ex deputato per far fronte a debiti di gioco.
Infine all'ex parlamentare i pm contestarono anche la malversazione in concorso con l'ex presidente della Onlus Caput Mundi Settimo Trapani: secondo l'accusa i finanziamenti destinati alla fondazione sarebbero stati usati per le spese elettorali di Mineo

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