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Riesi, rubò in casa del boss e restituì: è assolto

Un giovane, approfittando della porta di casa aperta, aveva preso da una borsa una banconota da 50 euro e una sigaretta

RIESI. Rubò in casa del boss. Poca roba ma sarebbe stato lui a violare l’abitazione del vecchio capomafia. Il boss ergastolano della stidda riesina, Francesco Annaloro. Questa, almeno, è stata l’accusa piovuta su un giovane. Che poi è stato smascherato dal figlio del capomafia attraverso la sua bicicletta e, ammettendo le sua responsabilità, gli ha pure restituito quanto preso.
Ma alla fine il presunto ladro, il trentatreenne Giuseppe I. (assistito dall’avvocato Vincenzo Vitello) di Riesi è stato assolto dal giudice. L’accusa, di contro, pur chiedendo che fossero applicate all’imputato le attenuanti, ne aveva chiesto la condanna a otto mesi.
È a qualcosa come tre anni fa che risale la vicenda. Quando una mattina il giovane, passando davanti casa del boss, ha notato che la porta d’ingresso era aperta. Sporgendosi un po’ più in avanti s’è accorto che lì, a portata di mano, v’era una borsa da donna. È stata una tentazione. Sì, perché si sarebbe guardato un po’ attorno, giusto per capire se occhi indiscreti lo stavano osservando e, pian piano, sarebbe scivolato dentro l’appartamento.
Un po’ dopo la padrona di casa è rientrata e inizialmente non s’è accorta di nulla. Poi s’è resa conto che qualcuno aveva frugato nella sua borsa. E dal portafogli era sparita una banconota da cinquanta euro. Il ladro aveva pure preso una sigaretta da quella stessa borsa. La moglie di Annaloro, a quel punto, avrebbe notato una bicicletta davanti la porta e l’avrebbe mostrata al figlio. Più in avanti sarebbe stata proprio quella bici a tradire l’autore del raid. Il figlio della donna derubata - secondo la ricostruzione investigativa - avrebbe fermato quel ragazzo di cui aveva riconosciuto la bicicletta. E senza tanti giri di parole lo avrebbe bloccato chiedendo se fosse stato lui l’autore del furto.
L’altro, preso pure alla sprovvista e vistosi ormai smascherato, ha subito ammesso. «Allora restituisci ciò che hai preso», lo avrebbe ammonito l’altro. E il giovane, lo stesso ora processato e assolto, ha restituito le cinquanta euro che poco prima aveva preso.

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