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Tra Italia e Usa, a Palermo medici a confronto sulla nostra bocca

Gli specialisti si interrogano sulle nuove tecniche di rigenerazione ossea, tessuti molli e sull’implantologia

PALERMO. La continua ricerca scientifica e la tecnologia sempre più sofisticata fanno oggi dell'odontoiatria una disciplina moderna e in continua evoluzione, con innovazioni che fino a non molti anni fa sembravano fantascienza. L'ultima frontiera è la osteo-perio-implantologia nella quale si integrano tre specialità: l'osteologia, la paradontologia e l'implantologia. La prima si occupa della gestione della rigenerazione ossea, la seconda dei tessuti molli (rosa), perché le gengive siano in salute, e la terza, l'implantologia, concerne i nuovi disegni implantari, le metodiche di progettazione del lavoro protesico dal punto di vista funzionale ed estetico e l'inserimento di nuovi denti fissi. «La nuova disciplina deve necessariamente far parte del bagaglio formativo e culturale dell'odontoiatra che si dedica alla riabilitazione implanto-protesica nei casi gravi. Per esempio, se il paziente rimane senza denti occorre poterlo riabilitare con degli impianti fissi e non più con dentiere mobili», spiega il professore Saverio Ravazzolo, docente alla New York University (NYU) e presidente del XXV incontro annuale della NYU in Italia, che si conclude oggi a Palermo.
La New York College of Dentistry è la più grande scuola di odontoiatria degli Stati Uniti. Ogni anno organizza degli stages di perfezionamento aperti a dentisti di tutto il mondo. A dirigere e coordinare i corsi per gli italiani è il professore Ravazzolo. «I programmi di perfezionamento nelle metodiche più attuali - dice Ravazzolo - poggiano su lezioni ed esercitazioni pratiche che vengono tenute in lingua inglese, ma anche con traduzione in italiano. Insegniamo a 360 gradi le nuove applicazioni in odontoiatria e spieghiamo lo stato della ricerca».
Presente al meeting palermitano Stephen Wallace, uno dei «padri» della rigenerazione ossea all'interno del seno mascellare, professore alla New York University e alla Columbia University.
Wallace ha illustrato a Palermo la tecnica di rigenerazione ossea che permette di eliminare le protesi rimovibili e ridare la masticazione e il sorriso su impianti fissi. In altri termini, una volta persi i denti, il paziente era prima condannato alla dentiera, con i problemi che questa comporta. Oggi, si può rigenerare l'osso mascellare perduto attraverso l'innesto di frammenti di osso prelevati dallo stesso paziente, oppure utilizzare sostituti di osso sintetico o di derivazione animale. Sul nuovo osso vengono applicate delle viti in titanio per il sostegno dei denti fissi. Va detto che particolari strumentazioni radiografiche, a bassissima emissione di raggi e l'ausilio di computer, sono in grado di riprodurre perfettamente la struttura scheletrica del paziente e permettono di progettare il numero, il diametro, la lunghezza degli impianti da fissare, raggiungere il massimo della precisione, della distribuzione del carico dentale e la realizzazione di una perfetta estetica.
Alla New York University da più anni si ricerca, per le protesi mobili, il modo di bloccare la dentiera ed evitare il disagio del suo movimento. «Ora - dice il professore Ravazzolo - stiamo osservando e valutando i risultati internazionali».
Padrone di casa e «anima» del congresso - come l'ha definito Ravazzolo - è l'odontoiatra palermitano Giuseppe Bavetta. «Portare a Palermo la NYU - osserva Bavetta -, l'università in cui mi sono formato e ho conseguito la specializzazione in implantologia, nonché grandi capiscuola dell'odontoiatria mondiale, è stato un grande onore». E commenta il lavoro di Wallace. «Per poter mettere denti fissi abbiamo bisogno di osso dove inserire gli impianti. Oggi, ciò è possibile rigenerando l'osso, un progresso di grande rilevanza per il nostro lavoro e per i pazienti».
«Altro aspetto della rigenerazione - aggiunge Bavetta - è che quando vanno sostituiti i denti della zona estetica, del sorriso, si è in grado di dare i volumi originali, un ripristino estetico perfetto».
Il laser a diodi è di grande aiuto in odontoiatria per la chirurgia dei tessuti molli orali: ridotta necessità di anestetico locale, ridottissimo sanguinamento. Inoltre, offre la possibilità di intervenire nei siti di infezione e gestire meglio l'implantologia. Ne ha parlato il professore Rolando Crippa, direttore del reparto di laser terapia dell'Istituto Stomatologico Italiano di Milano.

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