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Arrestata a Nizza Chiara Rizzo, Scajola indagato per mafia

NIZZA. Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, è stata arrestata all'aeroporto di Nizza. La donna è stata presa in consegna dalla polizia francese, presente l'ufficiale di collegamento italiano e funzionari della Dia. "Il viaggio della signora Chiara Rizzo prosegue come programmato, arriverà a Reggio Calabria alle 22,40". Lo ha dichiarato Bonaventura Candido, il legale della moglie di Amedeo Matacena dopo che la donna è stata arrestata all'aeroporto di Nizza.


Secondo l'avvocato, dunque, i funzionari della Dia "accompagneranno" già oggi in Italia la signora Rizzo. "Ho consigliato alla signora di rientrare per chiarire tutto - ha aggiunto il legale - e lei è stata d'accordo perchè è convinta di non aver fatto nulla". Le accuse su Chiara Rizzo, secondo l'avvocato si basano "su alcune intercettazioni molto criptiche. Bisognerà dunque vedere se questo impianto accusatorio resterà solido". Bonaventura Candido ha poi parlato del rapporto tra la signora Matacena e Claudio Scajola: "un legame che viene da lontano, da quando Amedeo Matacena era parlamentare". Inoltre, ha detto il legale" la famiglia Matacena vive a Montecarlo e Scajola a Imperia", "è un rapporto consolidato nel tempo".


Infine sull'utilizzo degli uomini della scorta di Scajola in favore di Chiara Rizzo l'avvocato ha aggiunto: "Si tratta di dettagli di poco conto. Richiamerei piuttosto l'utilizzo di tante auto e tante scorte da parte di tanti in Italia". In realtà è stata fissata per domani, alle 14,30 a Nizza davanti al giudice competente, l'udienza di convalida dell'arresto di Chiara Rizzo in base al mandato d'arresto europeo disposto dall'autorità giudiziaria di Reggio Calabria. Una volta valutate come regolari le procedure attuate, il giudice chiederà la documentazione che riguarda l'inchiesta in cui sono coinvolti la moglie di Amedeo Matacena e Claudio Scajola. Sarà necessario qualche giorno, dunque, perchè la donna possa essere estradata in Italia.


Intanto dalle carte dell'inchiesta, emerge che secondo l'ipotesi della Dda Claudio Scajola era stato individuato da Amedeo Matacena come "l'interlocutore politico destinato ad operare su sua indicazione" nei confronti della 'ndrangheta. L'ipotesi non è condivisa dal gip che ha rigettato la richiesta aggravante per l'ex ministro dell'avere favorito la 'ndrangheta. Per i pm Scajola, gli arrestati e Vincenzo Speziali, quali componenti di "un'associazione per delinquere segreta collegata alla 'ndrangheta", hanno posto in essere o comunque agevolato "condotte dirette ad interferire su funzioni sovrane quali la potestà di concedere l'estradizione", da Stati esteri.


"Evidenziando la stretta commistione tra l'attività politica e quella imprenditoriale del Matacena - scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare - volta sia nel proprio interesse che in favore delle cosche della 'ndrangheta con l'accettazione di un metodo improntato alla migliore tradizione mafiosa, facendosi garante di estorsioni (quale quella perpetrata da Liuzzo Giuseppe Stefano, appartenente alla cosca Rosmini, per conto della quale lo stesso curava interessi illeciti), mantenendo rapporti con personaggi inseriti in contesti imprenditoriali criminali accreditati (quale il già citato Liuzzo o anche i rapporti con Marino Ugo la cui figlia è imparentata con Pasquale Condello) e la mutata condizione derivante dalla sentenza di condanna, l'Ufficio di Procura ha sostenuto la necessità per l'uomo di scindere i due aspetti mutando anche le forme di intervento.

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