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Processo Raciti, Cassazione: il no alla revisione solo per questioni formali

ROMA. È solo un motivo formale di procedura penale sul giudice competente, che nulla ha a che vedere su ipotetiche 'pecche' del provvedimento sostenute dalla difesa, quello in base al quale la Cassazione - lo scorso sei febbraio - ha annullato senza rinvio il 'no' alla revisione del processo all'ultrà del Catania Antonino Speziale condannato per l'omicidio dell'ispettore della polizia Filippo Raciti ucciso il due febbraio del 2007, durante i disordini allo stadio Massimino di Catania, quando l'imputato era all'epoca minorenne.
Spiegano infatti i supremi giudici - nella sentenza 18169 depositata oggi dalla Prima sezione penale - che il 'nò alla riapertura del processo è stato deciso dalla Corte di Appello di Messina riunita in maniera ordinaria, ossia composta da soli giudici come avviene per gli imputati maggiorenni, mentre la legge di riforma del codice di procedura penale, varata nel 1987, prevede per i reati commessi dai minori, e per tutte le impugnazioni presentate dai loro avvocati, la competenza di una apposita sezione minorenni, composta da togati affiancati da esperti dell'età evolutiva in grado di valutare meglio la personalità dei baby-criminali per recuperarli al meglio.
Per questo motivo - non presente nel ricorso dell'avvocato Giuseppe Lipera che in nessun modo ha sollevato la questione della competenza - la Suprema Corte ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Messina sezione minori. «Il ricorso è fondato e va, pertanto, accolto anche se per ragioni differenti da quelle dedotte dal ricorrente», scrive la Cassazione sottolineando che «il provvedimento impugnato è stato emesso da giudice sprovvisto di competenza funzionale, con la conseguente nullità assoluta degli atti processuali e della decisione assunta, rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del procedimento». Nel loro 'verdettò, inoltre, i supremi giudici ricordano che il Procuratore generale della Cassazione ha chiesto l'inammissibilità del ricorso per assenza di prove nuove respingendo il reclamo della difesa che insiste nel chiedere che sia presa in considerazione la denuncia per falsa testimonianza fatta dalla madre di Speziale nei confronti di un agente di polizia collega di Raciti che, a dire della difesa, avrebbe reso «dichiarazioni contraddittorie sul possibile investimento dallo stesso operato in danno dell'ispettore Raciti con un automezzo delle forze dell'ordine». Della denuncia, però, rileva la Cassazione, è stata chiesta  l'archiviazione, come notificato dalla Procura della Corte di Appello di Catania la cui richiesta è stata accolta dal gip. Ora spetta al nuovo giudice dei minori, indicato dalla Suprema Corte, tornare a valutare la richiesta di revisione.

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