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Formazione, tagli alle buste di 390 dipendenti

Sottoscritti i contratti di solidarietà dagli enti di ispirazione cattolica. I sindacati: «Lo faranno anche i gestori di altri corsi». I lavoratori vedranno una riduzione che oscilla fra il 50 e il 60 per cento

PALERMO. I primi 390 contratti di solidarietà sono stati siglati qualche giorno fa. E sono il modo con cui nella formazione professionale è stato abbattuto per la prima volta il muro dell’inattaccabilità dello stipendio. Una strada che per il momento è stata intrapresa dagli enti di ispirazione cattolica ma che, a sentire i sindacati, verrà intrapresa presto da molte altre sigle storiche dei gestori dei corsi.
La Regione taglia in uno dei settori dove si è registrato il boom di assunzioni (a volte dichiarate illegittime). E poi ci sono i ritardi nell’erogazione dei finanziamenti rimasti. Per questi motivi i sindacati si sono trovati a fronteggiare l’emergenza che avrebbe potuto portare alcuni enti a chiudere o a licenziare: «In entrambi i casi - sottolinea Giuseppe Raimondi della Uil - saremmo stati di fronte a una perdita definitiva di posti di lavoro. Invece i sindacati hanno mostrato senso di responsabilità trovando le soluzioni in un contesto normativo ed economico difficilissimo».
Da qui nascono i 390 contratti di solidarietà: 240 li ha fatti il Cnos Sicilia (ente di proprietà dei salesiani), altri 113 sono stati sigalti al Ciofs (guidato dalle suore) e gli ultimi 37 sono stati registrati al Cufti di Taormina. In tutti questi casi i dipendenti vedranno una riduzione di stipendio che oscilla fra il 50 e il 60% e che è in parte compensata da contributi statali. «Mediamente - spiega Raimondi - un formatore prende circa 1.200 euro al mese. Per effetto del contratto di solidarietà al Cnos e al Cufti la busta paga dovrebbe essere dimezzata mentre al Cnos si arriva addirittura a un taglio del 60%. Ma lo Stato ha a disposizione dei fondi per garantire una integrazione della busta paga pari al 25% delle somme tagliate. Significa che chi dovrebbe scendere da 1.200 a 600 euro recupera altri 300 euro circa. In più vengono garantiti i contributi, seppure figurativi, e dunque dal punto di vista pensionistico non si perde nulla».
La firma del contratto di solidarietà è una soluzione trovata fra enti e sindacati. Non è una decisione della Regione. Anche se nasce dalle ultime mosse della Regione: «I corsi tradizionali che venivano finanziati col cosiddetto Avviso 20 hanno subito un taglio di risorse e quelli dell’obbligo formativo scontano ritardi nei pagamenti - spiega suor Mariella Loturco, legale rappresentante del Ciofs -. Non avevamo altra scelta». Tra l’altro, proprio perchè frutto di accordi fra enti e sindacati, i contratti di solidarietà vengono sottoposti a referendum dei lavoratori: in tutti e tre gli enti che in questi giorni hanno chiamato i dipendenti a pronunciarsi, l’accordo sul taglio degli stipendi è stato approvato a larga maggioranza».
Gli enti di ispirazione cattolica si occupano soprattutto dei cosiddetti corsi dell’obbligo formativo, quelli che i giovani in età scolastica scelgono in alternativa alle superiori: «Per questi corsi - spiega Raimondi - c’è comunque un impegno della Regione a non far mancare i finanziamenti negli anni futuri. Il contratto di solidarietà è dunque uno strumento utile per evitare di perdere per sempre posti in attesa della ripresa del settore». La situazione sarebbe invece diversa nel caso degli enti degli enti che si occupano solo dei corsi tradizionali, perchè lì la Regione ha espressamente annunciato uno stop ai finanziamenti e un cambio radicale nella gestione del settore.
Proprio per sollecitare una riforma, annunciata dal governo ma non ancora varata, i sindacati hanno proclamato per domani e per il 12 maggio due giornate di sciopero. «Domani - spiegano Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola - si svolgerà un sit-in davanti alla presidenza della Regione, in piazza Indipendenza a Palermo, dalle 10 alle 19. Il 12 maggio i lavoratori sfileranno in corteo per le vie del centro del capoluogo siciliano. Nel periodo compreso fra l'1 e l’11 maggio si terranno invece manifestazioni di protesta e sensibilizzazione davanti alle prefetture delle nove città capoluogo». Per Giovanni Migliore, segretario della Cisl Scuola, «bisogna chiudere gli enti che hanno delegittimato e devastato il settore rendendo i lavoratori vittime del sistema, liquidare l’attuale sistema utilizzando le risorse recuperate per pagare le spettanze arretrate ai lavoratori, utilizzare il Ciapi e l’annualità finanziata per sostenere e garantire gli allievi e l’attuale l’occupazione del personale».

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