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Processo Rostagno, il difensore del boss Virga: "I pentiti si contraddicono"

TRAPANI. «Fu la Procura distrettuale antimafia di Palermo, nelle persone di Antonio Ingroia e Gaetano Paci (il primo ex titolare dell'inchiesta che ha dato vita al processo in corso, il secondo attuale pm, ndr) a chiedere l'archiviazione nel 2003 per l'omicidio di Mauro Rostagno, in quanto le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia erano contraddittorie». Lo ha detto nel corso della sua arringa l'avvocato Stefano Vezzadini, difensore del boss Vincenzo Virga, imputato dinanzi la Corte di assise di Trapani per l'assassinio del giornalista e sociologo ucciso a Valderice il 26 settembre 1988. Vezzadini, nell'elencare una serie di contraddizioni nelle deposizioni dei pentiti, durante il dibattimento, rivolgendosi espressamente ai giudici popolari, ha ricordato che «quando le difese hanno chiesto alla Corte l'acquisizione integrale delle dichiarazioni sull'omicidio Rostagno rese da Giovanni Brusca, i pm si sono opposti».
Il legale ha aggiunto che fu proprio Brusca, nel '97 sentito dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, a dire: «Non so se sia stata Cosa Nostra o meno», ad uccidere Rostagno. Sempre rivolgendosi ai giudici popolari, il legale, evidenziando le contraddizioni dei pentiti, ha ricordato come «Francesco Marino Mannoia disse che all'interno di Cosa Nostra c'era malumore per l'attività giornalistica di Rostagno. Ma parla di un periodo in cui Rostagno non aveva ancora neppure intrapreso il ruolo di giornalista».

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