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Mussomeli, scarichi inquinanti non autorizzati La Finanza sequestra un’area rurale

MUSSOMELI. Avevano utilizzato un’area di circa 3 mila metri quadri per scaricare i liquami prodotti da un impianto di produzione di energia da biomasse. Ma la Guardia di Finanza, in collaborazione con gli uomini del Corpo forestale, hanno scoperto l’abuso. Come primo atto l’area è stata sequestrata e il legale rappresentante della società proprietaria è stato denunciato. Su di lui pende adesso il rischio di una condanna penale fino a due anni e un’ammenda che potrebbe arrivare a 26 mila euro. L’area scoperta è stata individuata in aperta campagna (i finanzieri non hanno però voluto rendere noto il nome della contrada). Si troverebbe comunque molto distante dal centro abitato, in una zona prettamente rurale. Ed è proprio rurale la destinazione d’uso dell’appezzamento di terra, grande circa 3 mila metri quadri, trasformato, da una società locale, in un vero e proprio centro per lo sversamento incontrollato di liquami provenienti dal limitrofo impianto di produzione di energia da biomasse. I militari della Tenenza della Guardia di finanza, guidati da qualche mese dal luogotenente Giuseppe Tamburo, in collaborazione con gli uomini del Nucleo operativo del Corpo forestale della Regione, arrivati per le indagini da Palermo, dopo attente verifiche hanno scoperto la discarica nel corso di un controllo compiuto nell’adiacente impianto di produzione di energia. Impianto che stocca ingenti quantitativi di biomasse vegetali e non. Un’attività necessaria per la successiva produzione di biogas destinata ad un cogeneratore di energia elettrica. Finanzieri e forestali hanno accertato il fatto che il trattamento delle biomasse avveniva in maniera incontrollata e senza alcuna autorizzazione per lo smaltimento, tanto che i rifiuti provenienti dal percolato delle biomasse venivano lasciati defluire sull’area agricola adiacente. Ora il legale rappresentante della società che gestisce l’impianto (dio cui non sono state rese nemmeno le iniziali), è stato denunciato all'autorità giudiziaria per l'esercizio di attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Rischia una condanna da sei a due anni oltre che un'ammenda compresa fra i 2.600 euro e i 26 mila euro.

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