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Teatro, la coscienza antimafia? Si costruisce a partire dai banchi della scuola

Sebastiano Lo Monaco porta in scena al Biondo di Palermo, con Mariangela D’Abbraccio, «Dopo il silenzio» tratto dal libro del presidente del Senato Pietro Grasso. Nello spettacolo la figura della moglie dell’ex procuratore

PALERMO. «Non avere paura, se no hanno vinto loro»: è questo l'insegnamento di Maria Fedele Grasso, moglie del Procuratore Antimafia, oggi presidente del Senato. Una donna che ha sempre guidato i ragazzi, prendendo molto sul serio il suo ruolo di educatrice e sposando, nello stesso tempo, la vita e le convinzioni del marito. E sarà lei al centro del nuovo capitolo dell'autobiografia di Pietro Grasso, Liberi tutti che da stasera alle 21 - presenti in sala il presidente del Senato e la moglie - sarà di scena al Teatro Biondo nella riduzione drammaturgica di Francesco Niccolini e Margherita Rubino. Protagonisti, Sebastiano Lo Monaco e Mariangela D'Abbraccio, con Turi Moricca. La regia dello spettacolo è di Alessio Pizzech (che ha già firmato l'allestimento del precedente Per non morire di mafia), scene di Giacomo Tringali, costumi di Cristina Darold e musiche di Dario Arcidiacono.
La parola teatrale diventa strumento di indagine della storia d'Italia, che coincide, si scontra, diverge e poi trova punti di contatto con la storia della mafia, con un ribaltamento di valori che si è unito ad un imbarbarimento dei costumi e della vita pubblica. «Il pericolo di un racconto cronachistico che viaggi lontano dalla scena, è allontanato da un continuo guardarsi all'indietro - spiega Sebastiano Lo Monaco -, alla tragedia greca, affrontando grandi temi come la lotta con la giustizia e con la morte come orizzonte estremo».
Il dialogo tra generazioni diverse diventa l'asse attorno a cui ruota la scrittura scenica di Dopo il silenzio. «Il dovere di Pietro Grasso è quello di far comprendere la storia ai giovani. L'immagine è quella di un silenzio che parli, opposto ad un silenzio omertoso che si vuole cancellare». E in questo caso è di grande aiuto Maria. «Questo spettacolo, nel suo continuo evolversi, è diventato pieno di speranza - interviene Mariangela D'Abbraccio - , in nome di chi ha dato la vita per quella che ancora chiamiamo libertà. Maria ha insegnato per 30 anni nelle scuole siciliane: tra quei banchi è nato il suo tenace convincimento che la mafia vada combattuta lì. I giudici danno la vita ma se non si forma una coscienza civile sin dall'infanzia, non serve a nulla. Il lavoro nelle scuole, quello che ha condotto Maria Grasso, è la rivoluzione del domani».
Mariangela D'Abbraccio ha parlato a lungo con la signora Grasso. «La sua più bella frase è questa: “Dobbiamo insegnare ai ragazzi ad non aver paura, a non cadere nella trappola di chi sfrutta il loro malessere”. Maria Grasso ha trovato la macchina segata in quattro, ma ha sempre condiviso e condivide tuttora, l'impegno e la lotta del marito. È un'eroina silenziosa della vita quotidiana, anche se tutto questo le sembra naturale. Spero di essere riuscita a rispettare le sue idee e i suoi pensieri».

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