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Formazione, gli enti ricattino pure: la Regione li chiuda

I rappresentanti degli enti di formazione minacciano il licenziamento in blocco dei dipendenti se non riceveranno i finanziamenti che attendono e non avranno indicazioni sul futuro. Un ricatto inaccettabile che, speriamo, venga restituito al mittente. La logica che anima questa minaccia è sempre la solita. Per la riforma c’è tempo. Intanto l’assessorato apra i cordini della borsa. Una logica assolutamente inaccettabile che merita una risposta ferma e decisa. La formazione è un carrozzone clientelare che, negli anni, ha assorbito risorse enormi a fronte di risultati assolutamente trascurabili. La sola funzione che gli enti hanno svolto è quella di alimentare clientele e padrinaggi politici. Un circuito autoreferenziale che serviva solo a finanziare la sua sopravvivenza. Le ripetute indagini della magistratura hanno messo in luce un intrigo di irregolarità e di malaffare che lascia stupiti. Corsi finanziati e mai svolti. Dipendenti non pagati. Soldi che arricchivano solo i gestori dei corsi e i loro referenti nei partiti. L’unica risposta possibile alla degenerazione è l’azzeramento totale. Le componenti meno compromesse del sistema dovrebbero insistere per questa soluzione. Invece emerge la solita difesa corporativa cui ora si aggiunge la minaccia dei licenziamenti in massa. Sarebbe il caso di rispondere: lo facciano.
Del resto oggi il problema del personale non è più affar loro. Da tempo diciamo e ripetiamo che l’unica soluzione ragionevole è quella di fermare la macchina e trovare una strada condivisa per ricominciare. Solo così sarà possibile salvare, almeno parzialmente, l’occupazione. Niente più erogazioni a pioggia come avviene oggi, ma una struttura premiale legata alle opportunità offerte ai ragazzi. Come strumento di misura gli effettivi sbocchi sul mercato del lavoro parametrando i contributi sul numero dei giovani che, finito il corso, trovano realmente un lavoro. Oggi, invece, è tutto cieco. Sul mercato i diplomi rilasciati dalla formazione regionale hanno un valore pari a zero. E allora a che cosa servono le aule? La strada maestra è quella che porta alla chiusura. Non è un esempio di macelleria sociale, perché nessuno immagina di mandare per strada migliaia di persone. Riceveranno lo stipendio anche rimanendo a casa. Sarà comunque un risparmio. Sciogliendo gli enti non ci saranno più consigli d’amministrazione, niente consulenze, nessun acquisto. Niente di niente. Un colpo di pialla per costruire un futuro più sano.

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