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Sconto sull’Irpef fino a 714 euro per le famiglie più povere

ROMA. Settecentoquattordici euro: a tanto ammonterà per le famiglie più povere lo sconto Irpef previsto dal Governo. A calcolarlo è stata ieri l’Istat che prevede uno sconto variabile, a secondo delle fasce di reddito: si passa a 796 euro per le famiglie del secondo scaglione, 768 euro per quelle del terzo, 696 per quelle del quarto quinto fino 451 per i nuclei familiari più ricchi. Percentualmente si passa quindi dal 3,4 per cento del reddito allo 0,7. Misure, quelle previste dal Documento di economia e finanzia che, secondo le stime dell’istituto di statistica, produrranno un effetto positivo sul Pil pari allo 0,2 per cento, con incassi per il fisco pari a 11,3 miliardi all’anno.
Sempre secondo l’Istat «dal 2008 al 2013 - osserva l’Istituto durante l’audizione in Parlamento sul Def - la perdita è stata di quasi 1 milione di occupati». Nel dettaglio l’Istat parla di -984.00 lavoratori occupati, pari al 4,2 per cento. Le differenze territoriali si sono amplificate col Mezzogiorno che rispetto al 2008 ha registrato un calo del 9 per cento contro il 2,4 del Nord. Ma sembra ci sia «un moderato miglioramento dei ritmi di attività economica». In particolare «nel primo trimestre 2014 il Pil è previsto in leggera accelerazione rispetto al quarto trimestre 2013 (+0,2 per cento)». Ripresa che dovrebbe continuare con le stesse cifre.
L’Istat ha anche sottolineato che per il 2014 il beneficio Irap andrà a 2 imprese su tre, circa 620 mila in tutto. Troppe imprese con base imponibile negativa o nulla farà sì che la platea degli interessanti al provvedimento - ossia al taglio del 10 per cento previsto dal governo - si restringerà. Con l’istituto di statistica le commissioni Bilancio di Camera e Senato hanno ripreso le audizioni sul Documento di economia e finanza, concluse con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Fra le audizioni anche quella della Corte Conti che dice: «Dare attuazione concreta ad interventi in grado di riattivare la crescita con rapidità ed efficacia rappresenta una necessità immediata per offrire risposte al Paese. Ed è una sfida che rischia di essere senza prove di appello». Il Paese, secondo i magistrati contabili, ha all’orizzonte «una strada impervia e ancora lunga da percorrere». Con il Def, aggiungono «siamo di fronte ad una strategia che sposta l’attenzione, è bene ribadirlo, da misure correttive di breve periodo all’urgenza e alla ineludibilità di scelte coraggiose e riforme profonde, in grado di incidere sui fattori che ostacolano la crescita».
Per la Corte dei Conti la revisione della spesa e il ridisegno delle strutture organizzative «non devono essere solo ispirati da esigenze di copertura finanziaria; essi devono basarsi su una chiara strategia di governo della spesa, in cui il ridisegno sia frutto di una nitida visione circa il profilo che si intende assegnare al sistema pubblico dei prossimi decenni».

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