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Mostre a Palermo, Cristo muore e risorge anche all’Abatellis

Alla Galleria regionale della Sicilia da oggi alcune opere sulla Settimana Santa: escono dai depositi del museo dov’erano custodite, alcune sono state restaurate

PALERMO. Spine e sangue, crocifissioni, compianti e calvario, santi e ladroni, un Gesù risorto che scoperchia il sarcofago e folgora i gendarmi, tante flagellazioni ma anche quattro resurrezioni escono dai depositi e vanno in mostra alla Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis. Inaugurazione stamattina per un allestimento che parla di Pasqua perduta e ritrovata. Con il titolo Passione, morte, resurrezione arrivano da dietro le quinte tre disegni e dieci dipinti: cinque dei quali mai visti in pubblico. Il più bello e palermitano fra i mai visti è un seicentesco olio su rame che parla alla storia della città e di santa Rosalia come la interpretava Anton Van Dyck nei suoi passaggi (intorno alla peste del 1624). Ed è la santa di Palermo raffigurata ai piedi della croce con la corona di rose e il teschio, compreso il putto che sparge fiori per contrastare le esalazioni della morte. Autore ignoto, il dipinto è arrivato all'Abatellis dalla donazione dello storiografo e collezionista palermitano Agostino Gallo negli anni ’70 dell'Ottocento e oggi va in mostra insieme agli altri restaurati dai laboratori della Galleria.
Tredici capolavori ritrovati per il pubblico che affollerà Palazzo Abatellis nelle settimane di Pasqua, «con la volontà di aprire tutto il possibile che esiste nei depositi, come è avvenuto nel periodo delle festività natalizie», ricorda il direttore della Galleria Gioacchino Barbera. In arrivo dai depositi ecco il grande Cristo risorto di Stefano Giordano (1541) e il Compianto cinquecentesco di Vincenzo da Pavia. La cultura caravaggesca rappresentata dalla Incoronazione di spine, l'autore di attribuzione è il siracusano Marco Minniti (1577-1640). La Crocifissione, olio su tela di Vincenzo La Barbera (Termini Imerese fra la seconda metà del Cinquecento e il 1653), il dipinto fa parte della collezione recentemente donata alla Galleria da Gabriele Ortolani di Bordonaro principe di Torremuzza. Epigono di Vincenzo da Pavia e «interprete della tarda Maniera», il La Barbera della Crocifissione emerge dai depositi di Palazzo Abatellis a color forti, «modi espressivi e tavolozza accesa da violenti contrasti». Di ignoto dei primi del Seicento, «dipinto alla maniera di Adam Elsheimer» è l'olio su rame Salita al Calvario con la Veronica. L'olio su tavola Compianto di Vincenzo degli Azani da Pavia (metà Cinquecento), con colori «che rimandano alla scuola di Raffaello a Roma» notano i curatori.
Poi i disegni, di Luca Cambiaso, di Pietro Novelli con il Cristo che vola fra le nuvole mostrando il corpo risanato: ed è una replica dello stesso Novelli nell'affresco a Piana degli Albanesi, chiesa madre.
Fra i cinque inediti, oltre alla Santa Rosalia ai piedi della Croce c'è il Crocifisso tra i due ladroni di autore incerto fra Pietro D'Asaro e Gaspare Bazzano (primi del Seicento). C'è l'olio su rame seicentesco Pietà con santi benedettini, c'è una Pietà di «suggestione michelangiolesca». E sempre fra i mai visti una Flagellazione che gronda sangue e che, «con vivace linguaggio narrativo proprio dell'Ottocento - spiega Evelina De Castro, responsabile delle collezioni da esposizione di Palazzo Abatellis - interpreta la drammatica teatralità del barocco rubensiano».
Tutte le opere restaurate per l'occasione dai tecnici del laboratorio dell'Abatellis diretto da Claudio Paterna, con qualche preoccupazione per i capolavori nei depositi (e sono centinaia) dove «i problemi di sicurezza sono notevoli anche in seguito all'occupazione del Monastero della Pietà, adiacente a Palazzo Abatellis, da parte di alcune famiglie di senzatetto».

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