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Dell’Utri, martedi la sentenza della Cassazione

ROMA. Il giorno della verità per Marcello Dell'Utri sarà martedì e l'udienza non si celebrerà a Beirut, ma a Roma, nel "Palazzaccio" di piazza Cavour, in Cassazione. La Suprema Corte dovrà infatti valutare la posizione dell'ex senatore condannato a sette anni dalla Corte d'appello di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Se la Cassazione lo riterrà definitivamente colpevole, confermando la sentenza di secondo grado, la richiesta di estradizione - il cui iter è già stato avviato dal governo italiano - diventerà esecutiva e dovrà passare la trafila diplomatico-burocratica che accompagna queste procedure. Ma la Cassazione potrebbe anche annullare con rinvio, disponendo un nuovo processo d'appello, il terzo.    
I fatti per cui Dell'Utri è giudicato risalgono al periodo 1977-1992, dal momento che per le condotte successive al 1992 Dell'Utri è già stato assolto in via definitiva e sono stati esclusi suoi contatti con la mafia dopo quell'anno. Condannato a 9 anni di carcere in tribunale e a 7 in appello, quest'ultima sentenza viene annullata con rinvio dalla Cassazione nel marzo 2012 per difetto di motivazione. Poco più di un anno dopo l'appello bis: ancora 7 anni la condanna, Dell'Utri è indicato come il "mediatore contrattuale" del patto di protezione tra Berlusconi e Cosa Nostra. Ora la parola torna alla Cassazione, prima sezione penale. Il collegio giudicante sarà presieduto da Maria Cristina Siotto, il magistrato che di recente ha prosciolto Niccolò Pollari e Marco Mancini per il caso Abu Omar. Maurizio Barbarisi, Margherita Cassano, Antonella Patrizia Mazzei e Giuseppe Locatelli, gli altri giudici. Il sostituto procuratore generale Aurelio Galasso rappresenterà la pubblica accusa.    Mentre si deciderà la sua sorte processuale, Dell'Utri sarà in Libano, a Beirut dove ieri è stato arrestato. Su di lui i magistrati di Palermo, che avevano monitorato i suoi movimenti e temevano si rendesse latitante, hanno emesso l'8 aprile scorso un'ordinanza di custodia cautelare, a cui si sono accompagnate a stretto giro le ricerche in ambito internazionale tramite Interpol. Ma per l'avvocato dell'ex senatore, Giuseppe Di Peri, pensare che quella di Dell'Utri sia stata una fuga "è un'offesa all'intelligenza ed è contrario alla logica più elementare", dal momento che Dell'Utri è entrato in Libano usando "il proprio passaporto, la propria carta di credito e il proprio cellulare e dove si è registrato in albergo con il proprio nome”.

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