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Nel nuovo governo si rischia già il rimpasto

La candidatura della Scilabra alle Europee riapre i giochi. In caso di elezione dovrebbe lasciare. Crocetta ammette di voler recuperare Cartabellotta, ma gli incastri sono complicati

PALERMO. Nelli Scilabra potrebbe lasciare la giunta. Dario Cartabellotta nutre la motivata speranza di rientrarvi. In attesa che Crocetta assegni le deleghe, i boatos sui nuovi assessori sono stati alimentati dalle candidature alle Europee.  Anche se l’addio alla giunta della Scilabra è obbligatorio solo in caso di elezione a Bruxelles e non è direttamente collegato al ritorno di Cartabellotta. L'assessore all’Agricoltura uscente, spinto da un sostegno unanime delle associazioni di categoria, potrebbe rientrare solo con un complicato gioco a incastro: Crocetta ha ammesso di volerlo recuperare e avrebbe proposto qualche giorno fa ad Articolo 4 di farsene carico. Così il presidente accontenterebbe il partito di Leanza che reclama a gran voce la influente delega all’Agricoltura. Ma Articolo 4 ha anche un secondo assessore, il siracusano Ezechia Reale, a cui non vuole rinunciare e che in questa ipotesi verrebbe dirottato al Territorio. Dunque, in questo quadro, Crocetta per far posto a Cartabellotta dovrebbe rinunciare a Maria Rita Sgarlata che però è entrata in giunta nel quadro di un bilanciamento dei siracusani «filogovernativi»: visto che Reale è ostile al sindaco renziano Garozzo. In ogni caso sull’Agricoltura ci sono le mire anche dell’Udc che potrebbe indicare Patrizia Valenti, a cui probabilmente andrà la vicepresidenza della Regione.
Il puzzle è dunque più complicato di quanto non appaia. Molto più semplice ipotizzare che, nel caso di elezione a Bruxelles della Scilabra, si possa aprire qualche spiraglio per un assessore indicato dall’area cuperliana del Pd. Ma anche in questo caso è un pronostico che non tiene conto del clima di guerriglia in corso nel Pd: senza una pax fra le correnti è più probabile che eventualmente Crocetta ricorra ad un altro suo nome di fiducia senza aprire all’opposizione interna.
In questo clima restano in bilico tutte le altre deleghe. Il Territorio è conteso fra Articolo 4 e Megafono, il Turismo fra Megafono e Udc. Il Pd dovrebbe piazzare il renziano Giuseppe Bruno al Personale o alla Famiglia/Lavoro. Gli unici certi dell’incarico sono Salvatore Calleri (Rifiuti) e Roberto Agnello (Economia). Certi della conferma ovviamente anche Lucia Borsellino alla Sanità e Linda Vancheri alle Attività produttive.
In vista dell’assegnazione delle deleghe può risultare decisivo un altro passaggio interno ai partiti. L’Udc ha fissato per venerdì una riunione di tutti i deputati del gruppo alla presenza del segretario nazionale Lorenzo Cesa. Una parte dei centristi - Nino Dina, Mimmo Turano e Margherita La Rocca - protestano per la nomina di Nico Torrisi in giunta: il presidente di Federalberghi sarebbe ancora troppo vicino a Lombardo, che in passato aveva pensato anche di inserirlo in uno dei suoi ultimi governi (senza però assegnare mai una delega).
Sono tutti scontri che paralizzano l’attività amministrativa e legislativa. Non a caso anche ieri la commissione Bilancio non si è riunita visto che non c’è un governo nel pieno delle funzioni che può portare avanti la manovra economica. E i tempi, per una Finanziaria attesa da 30 mila lavoratori rimasti senza stipendio, ora rischiano di allungarsi fino a fine maggio.

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