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Tetto al reddito, gli ex Pip: «La norma va rivista»

PALERMO. «Non siamo ricchi e nemmeno truffatori, la politica riveda la norma sul tetto al reddito»: un gruppo di ex Pip lancia un appello ai deputati dopo l’espulsione di una novantina di precari a causa del reddito Isee ritenuto elevato. Una norma approvata di recente dal Parlamento siciliano, infatti, ha decretato la revoca del sussidio di circa 800 euro al mese per tutti i coloro che dichiareranno di avere un reddito Isee di oltre 20 mila euro l’anno.
Ma i lavoratori hanno spiegato che già nel 2012, in quanto assunti dalla società Social Trinacria, percepivano «un reddito di oltre 11 mila euro lordi, quindi bastava convivere con un'altra persona che avesse già un reddito per sforare il tetto. È bene precisare che un reddito ad esempio di 24 mila euro corrisponde a un netto mensile di 1.300 euro». Secondo il presidente Crocetta e il Movimento Cinque Stelle che ha proposto la norma, però, un reddito Isee da 20 mila euro è sufficiente ad evitare di erogare sussidi che costano alla Regione ogni anno tra i 20 e i 30 milioni di euro.
Ma ripercorrendo la nascita del bacino, i Pip hanno chiarito che «nel 2001 non era la situazione reddituale familiare quella necessaria per l'inserimento nel bacino. Cambiamo le carte in tavola dando inoltre un valore retroattivo alla modifica?». E ancora, «dal 2001 al 2014, gli appartenenti al bacino, sballottati fra il Comune di Palermo e la Regione Siciliana, sono andati avanti di rinnovo in rinnovo, sotto varie forme contrattuali, remunerati con importi negli anni variati dai 516 ai 750 euro circa, espletando vari tipi di servizi presso vari uffici pubblici». E ammettono che «tutto questo però è stato anche macchiato da manifestazioni a volte violente che hanno inclinato il rapporto con la cittadinanza».
Secondo i precari «il nostro Stato per quanto concerne il reddito segue una logica individuale, quindi perchè ancorarlo all'Isee che è utilizzato per tutt'altra forma di assistenza? Il 75 per cento delle escluse sono donne, un vero e proprio femminicidio, lunga vita al loro matrimonio, e ancora peggio chi è stato escluso per il reddito del proprio genitore, sicuramente oramai anziano, è ancora più nei guai». Tra i precari che protestano c’è anche Martina di Benedetto, laureata, che per 13 anni ha raccontato di aver svolto da Pip tantissimi lavori per la pubblica amministrazione soprattutto nel settore dell'istruzione. «La norma sul tetto al reddito – ha detto - è del tutto discriminatoria: lede il diritto al lavoro, il principio di uguaglianza, di parità di trattamento: tutti principi sanciti dalla nostra Costituzione. Confidiamo in una riformulazione della norma per acquisire quel diritto che ci permetterebbe di vedere riconosciuti i nostri 13 anni di attività lavorativa, cancellati come se mai fossero esistiti».

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