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Caltanissetta, estorceva denaro ai dipendenti: arrestato

CALTANISSETTA. «Cresta» sulle buste paga dei dipendenti. Una decina in tutto. E altri, sulla carta con contratti e salari part-time, avrebbero lavorato fino a cinquantanove ore settimanali. Questa sarebbe stata la legge imposta all’interno della «MG & MC srl», che gestisce il supermercato «Eurospin» in Contrada Decano Bigini.
Arrestato l’amministratore unico, il cinquantaseienne di Canicattì, Gaetano Marchese Ragona (difeso dall’avvocato Calogero Meli) accusato di estorsione. È stato rinchiuso al «Malaspina» sulla base di un ordine di custodia cautelare emesso dal gip Marcello Testaquatra su richiesta del sostituto procuratore, Elena Caruso, che ha coordinato le indagini del Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito ieri mattina insieme ai militari della Compagnia.
È stata la segnalazione di dipendendenti a fare scattare le indagini a carico dell’imprenditore. E nell’arco di un mese e mezzo i militari sono riusciti a tracciare un quadro sufficiente a fare maturare il provvedimento cautelare.
Ragona - secondo il teorema accusatorio di carabinieri e magistrati - alla fine del mese consegnava ai dipendenti assegni a titolo di retribuzione, ma sarebbe stato solo lo stipendio di facciata. Perché in realtà poi avrebbe preteso la restituzione di parte di quelle somme, ma in contanti, perché non vi fosse traccia alcuna di quell’operazione. E così, su uno stipendio medio che si sarebbe aggirato tra i 1.200 ed i 1.300 euro mensili, l’imprenditore avrebbe preteso la resa, da parte di ognuno dei suoi dipendenti, di una quota oscillante tra i trecento ed i quattrocento euro.
Ma è solo uno degli aspetti a tinte fosche rilevato dai militari del nucleo ispettorato del lavoro. Già, perché anche sui contratti di lavoro non a tempo pieno sarebbe stato imposto un sistema che ricalca lo stesso leitmotiv. Alcuni dipendenti, infatti, avrebbero firmato contratti di tipo part-time per sedici o venti ore settimanali, ma in realtà avrebbero lavorato quasi il triplo. Fino a totalizzare anche cinquantanove ore a settimana. E anche in questo caso con il drastico colpo di forbice agli stipendi. Che in busta paga risultavano sempre oltre i mille e trecento euro, mentre in realtà i dipendenti ne avrebbero precipito 900. Nel gran calderone delle verifiche è saltato fuori anche un un lavoratore in nero, la cui prestazione non risultava sotto il profilo contributivo e nel resto della documentazione contabile. Un caso di lavoro sommerso che ha pure determinato la sospensione dell’attività imprenditoriale fino alla regolarizzazione dello stesso impiegato.
Questo il clima che si sarebbe respirato all’interno del supermercato. Secondo un regime di ricatto. O ci si piegava a queste condizioni, oppure non vi sarebbe stata alternativa al licenziamento. La scure del ”benservito» pendeva sempre sul capo dei dipendenti. Prendere o lasciare. Senza alternative. Nessuna possibilità di replica. Senza potere fare valere i propri diritti di lavoratori.
È questo lo scenario che un mese e mezzo d’indagini hanno tracciato. Fino a sfociare nel provvedimento restrittivo che ieri, su disposizione del gip, è scattato. Ragona è adesso in carcere in attesa d’interrogatorio.

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