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Strappo tra Crocetta e gli alleati: rimpasto in alto mare

PALERMO. Nervi sempre più tesi in Sicilia tra il governatore Rosario Crocetta e gli alleati. Il rimpasto in giunta, o come viene definito 'il governo nuovo', sta lacerando la maggioranza che non riesce a uscire dal pantano. Tra Crocetta e i partiti è in corso una prova muscolare e nessuno sembra volere cedere. Anzi. In serata, Crocetta ha riunito la giunta e ha nominato i manager di aziende sanitarie e ospedali, bypassando il confronto con i partiti e parlando di "vera rivoluzione". Un ulteriore strappo. Alla riunione hanno preso parte due dei tre assessori Udc (Dario Cartabellotta ed Ester Bonafede, assente Patrizia Valenti), contravvenendo al divieto del partito che aveva invitato i propri rappresentanti in giunta a disertare la riunione, proprio per "non dare copertura politica" alle nomine nella sanità. Insomma il clima è incandescente.     
In ballo ci sono posti e nomi per la giunta del rilancio, ma anche vecchie ruggini e ambizioni politiche, che s'intersecano con la partita per le elezioni europee e con nuovi assetti di potere. Da una parte ci sono i partiti che rivendicano rappresentanza in giunta e spingono per fare spazio a uomini di fiducia, dall'altro il governatore che sbarra la strada "a chi s'è macchiato di complicità con i governi precedenti provocando lo sfascio della Sicilia". Così il vertice di maggioranza previsto per oggi e ritenuto decisivo per far decollare il Crocetta-bis è saltato. Se il governatore aspetta i nomi dai partiti per poi decidere, l'Udc invoca la firma su un patto di programma per impegnare il governo su alcune priorità. "I diktat basati 'o fai così o non ti diamo la fiducia' con me non funzionano, io ho solo un obiettivo: salvare la Sicilia. Sono disposto a perdere tutto ma non la dignità: se vogliono chiudere, l'accordo lo facciamo in tre ore in una cornice già definita. Altrimenti, sono pronto a formare un governo di alto profilo e presentarmi direttamente davanti all'Assemblea siciliana", sbotta Crocetta. E avverte: "Il governo nuovo non può avere uomini che ritornano dal passato", sbattendo la porta all'ingresso in giunta di Giovanni Pistorio (segretario siciliano dei centristi) e Rosolino Greco (dirigente regionale), nomi su cui punterebbe l'Udc. Ciò perché, sostiene il presidente della Regione, "questa si chiama restaurazione, non cambiamento", e perché "uomini dei governi Cuffaro e Lombardo che hanno avuto una fine dolorosa e frustrante per il popolo siciliano". Un comportamento, quello dei partiti, che Crocetta definisce "autoreferenziale", rivolto alla "ricomposizione del proprio potere". "Non si può tornare indietro e indietro non si torna", assicura, "io vado avanti a denti stretti, con lo sguardo alto, un paio di scarpe da tennis e lo zaino sulle spalle, sapendo che la lotta sarà dura e la meta comincia ad avvicinarsi". Parole, sottolinea Crocetta, "non di rottura", anzi, "voglio sollecitare i partiti, dopo avere discusso per quasi un mese sul criterio e i metodi, a propormi ufficialmente i nomi di loro gradimento poiché ritengo che non si possa arrivare a una riunione conclusiva senza avere discusso col presidente quale effettivamente sarà la composizione della giunta". Toni che non sono piaciuti affatto al presidente dell'Udc, Gianpiero D'Alia, secondo cui "l'atteggiamento di Crocetta ricorda quello dei bambini che portano via la palla quando la partita va male". E aggiunge: "Forse il presidente Crocetta non ha compreso: per l'Udc non è una questione di nomi, ma di cose da fare. Non siamo al mercato per scambiare nomi di assessori o nomine nella sanità, vogliamo solamente sapere se il presidente della Regione è disponibile a firmare un contratto di coalizione. In caso contrario ognuno andrà per la propria strada". La crisi è aperta.

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