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Il selfie 3D arriva anche a Palermo Così si riproducono cloni in miniatura

Il fenomeno, nato sfruttando le caratteristiche delle stampanti tridimensionali, ha avuto origine in Giappone nel 2012 e parte dalla utilizzazione di semplici fotografie

PALERMO. C’è una tendenza ormai diffusa, che riguarda il narcisismo dell’autoscatto: il selfie. Tutti ne parlano e tutti si autofotografano, anche in gruppo, come alla recente cerimonia degli Oscar con la foto twittata da Ellen DeGeneres con Angelina Jolie, Brad Pitt, Kevin Spacey e altri celebri attori, che ha fatto il giro del mondo.
Tutto merito della tecnologia che passa attraverso l’occhio degli smartphone, vere e proprie fotocamere pronte a catturare l’attimo. Ma i selfie vengono spesso studiati a tavolino, con pose e situazioni ben congegnate per tirare fuori il meglio di sé. Poi si passa alla fase del marketing, alla comunicazione, alla diffusione dello scatto sui social network in attesa di ricevere commenti, like e tag che possano valorizzare il nostro ego.
Ma se questa prassi vi sembra una bizzarria dei tempi moderni ancora non avete visto nulla, perché la tecnologia della stampa 3D ha già fatto capolino nell’egocentrismo del nostro pensiero latente ed anche a Palermo sono arrivati i primi Selfie 3D. Di cosa si tratta? Ce lo spiega Enzo Alessandra, fotografo e portavoce del laboratorio Scanlab, costituito inoltre dall’ingegnere informatico Luca Giacalone, dal consulente della comunicazione Alberto Culotta e dall’esperto di modellazione tridimensionale Emanuele Trapani. «Siamo in grado di offrire soluzioni innovative per settori quali il restauro, la museografia e la prototipazione, attraverso mezzi come la scansione fotogrammetrica, laser e la realtà aumentata - dice Alessandra -. Scanlab nasce all’interno del primo FabLab siciliano, a Palermo. Abbiamo sviluppato diversi progetti operativi come ScanArt, destinato al recupero e all'archiviazione architettonica e artistica del patrimonio museale e monumentale locale. Ma un po’ per gioco, un po’ per ottimizzare alcuni processi di rilievografia e fotogrammetria, abbiamo portato in città i primi prototipi di selfie da toccare con mano. Riproduciamo, con grande realismo, figure umane in miniatura con il supporto della stampante 3D. Un risultato di grande effetto che va visto nascere anche richieste particolari, come quella di un motoclub, che ha voluto riprodurre in miniatura le moto di tutti i suoi associati».
Il fenomeno, nato sfruttando le potenzialità delle stampanti 3D, ha avuto origine in Giappone, dove, già nel 2012, Omote 3D, un piccolo studio fotografico, ha iniziato a proporre la possibilità di creare cloni in miniatura partendo dalle riproduzioni fotografiche. Successivamente è nata The Clone Factory, sempre in terra nipponica, che ha lanciato un servizio ancora più singolare: la stampa 3D in miniatura della propria testa, da piazzare su bambole e pupazzi sostituendo l’originale. Una tendenza che lo scorso Natale ha avuto un gran successo in Inghilterra.
Mettendo da parte i pupazzetti in miniatura, tralasciando quindi la particolarità ludica, il servizio sviluppato dal team palermitano prevede un ampio bacino di potenzialità che possono essere messe in luce da progettisti, designer ed architetti per la valorizzazione in ambito museale ed artistico. Al momento la difficoltà maggiore sta nella riproduzione a colori, che i ragazzi di Scanlab hanno superato con un attento lavoro di coloritura manuale. Ma il mondo dei produttori si è già messo in moto per colmare la lacuna e da qualche mese è disponibile una stampante denominata Projet 360 della 3D Systems, in grado di produrre prototipi 3D a colori, con l’ausilio di particolari polveri che vengono mescolate tra loro.

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