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Papa Francesco ai mafiosi: "Convertitevi o vi aspetta l'inferno"

NAPOLI. Una condanna pronunciata con voce  quasi sommessa ma che ha rinnovato il grido di Giovanni Paolo II  del '93 nella Valle dei Templi, ad Agrigento. «Per favore  cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male!», ha  detto papa Francesco rivolgendosi «agli uomini e alle donne  mafiosi», quelli che ha definito «i protagonisti assenti» nella  veglia con i familiari delle vittime di mafia.   Nel suo breve ma intensissimo discorso al termine  dell'incontro nella chiesa romana di San Gregorio VII, promosso  dalla fondazione Libera di don Luigi Ciotti con circa 900  parenti di persone assassinate dalle mafie, il Pontefice ha  voluto parlare direttamente ai «grandi assenti», annunciando  loro la condanna divina che li aspetta se non cambieranno vita.    


«Convertitevi! - ha esclamato -. Lo chiedo in ginocchio, è  per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso non vi darà  piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità». «Il potere,  il denaro che voi avere adesso da tanti affari sporchi, da tanti  crimini mafiosi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e  non potrete portarlo all'altra vita», ha proseguito.  «Convertitevi - ha ripetuto -. Ancora c'è tempo per non finire  nell'inferno: è quello che vi aspetta se continuate su questa  strada». «Voi avete avuto un papà, una mamma» pensate a loro,  piangete un pò e convertitevi!«, ha quindi aggiunto Bergoglio.  Parole coraggiose ed efficaci, le ha definite l'ex  procuratore di Torino Giancarlo Caselli, per il quale la  condanna del Papa può avere presa sui mafiosi, persone che  esibiscono religiosità e alle quali "dire andare all'inferno" è  il massimo cui li si possa condannare.    


Il Papa ha anche espresso la speranza »che il senso di  responsabilità piano piano vinca sulla corruzione, in ogni parte  del mondo, e ha manifestato la sua solidarietà a quanti hanno  perso loro cari per mano della violenza mafiosa. Grazie della  vostra testimonianza - ha affermato -, perchè non vi siete  chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti per raccontare la  vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto  importante, specialmente per i giovani. E nella sua preghiera  per le vittime delle mafie, ha ricordato il piccolo Domenico  Gabriele, ucciso pochi giorni fa vicino a Taranto, vittima di  un delitto che non ha avuto pietà neanche per un bambino.   La veglia nella parrocchia romana, che precede la 19/ma  Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime  di mafia che si celebrerà domani a Latina, ha avuto momenti di  grande commozione. Presenti nella navata, tra gli altri, Maria  Falcone, Rosaria Schifani (vedova di Vito, caduto con la scorta  di Falcone nella strage Capaci), i parenti di con Peppino  Puglisi e di don Giuseppe Diana, del quale due giorni fa è  ricorso il ventesimo anniversario dell'assassinio a Casal di  Principe. Il saluto all'inizio della cerimonia è stato  pronunciato da Stefania Grasso, figlia di Vincenzo,  l'imprenditore di Locri ucciso dalla 'Ndrangheta il 20 marzo  1989 per le sue denunce contro le richieste estorsive. Solo in  fondo, tra gli altri fedeli, sono sedute le autorità, come il  presidente del Senato Pietro Grasso, ex procuratore nazionale  antimafia e la presidente della Commissione parlamentare  antimafia Rosy Bindi: un modo, questo, ha commentato don Ciotti,  per dire che oggi la prima fila spettava ai familiari delle  vittime.    


Il presidente di Libera, che il Papa al proprio arrivo ha  abbracciato entrando poi con lui in chiesa tenendolo per mano,  nel suo discorso ha sottolineato: "Pensavamo di incontrare un  padre, abbiamo trovato un fratello, fratello Francesco". "C'è un  bisogno di verità che scuote la vita di tante persone", ha  affermato, poichè "il 70% dei familiari delle vittime di mafia  non conosce la verità". Don Ciotti ha fatto appello alla  politica affinchè sia rafforzato lo strumento della confisca dei beni. Ha chiesto a tutti di non lasciare soli i cittadini  onesti e quanti fanno il loro dovere a rischio della vita. E ha  denunciato anche i troppi silenzi, le resistenze, le parole di  circostanza della Chiesa. "Le mafie, la corruzione,  l'illegalità, la violenza assassinano la speranza e sono queste  speranze spezzate o soffocate che oggi vogliamo condividere", ha  aggiunto. Momento di grande intensità della cerimonia, la  lettura degli 842 nomi di vittime innocenti - ascoltata dal Papa  in atteggiamento di raccoglimento e preghiera -, conclusa  dall'ex procuratore Caselli che ha ribadito a nome di tutti  l'impegno di verità e giustizia e dall'applauso di tutta la  navata in piedi. Per la benedizione finale, consegnatagli da don  Ciotti, papa Francesco ha indossato la stola che era di don  Giuseppe Diana. Quindi, prima di lasciare la chiesa, si è  lungamente intrattenuto a salutare i parenti delle vittime,  molti dei quali visibilmente commossi. »È stato un onore venire  dal Papa: questo ci dà un significato, e la speranza che aiuti a  dare giustizia a tutti«, ha detto uno di loro, il padre di un  ragazzo, tenendo in mano la foto del figlio.  

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