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Per Riscossione Sicilia spunta un altro "buco"

Condannata a versare 868 mila euro all’Agenzia delle entrate: con la rivalutazione la somma potrebbe superare il milione. La pronuncia della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti imputa alla società la responsabilità amministrativa di quella cui è subentrata, la Serit

PALERMO. Riscossione Sicilia, la società per azioni controllata al 99,885% dalla Regione che ha chiesto all’Ars il ripianamento di un «buco» da 40 milioni, è stata condannata a versare 868 mila euro all’Agenzia delle entrate. Somma che, con 15 anni di rivalutazione monetaria e gli interessi legali, potrebbe superare il milione di euro. È quanto stabilisce una sentenza della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti (137/2014) che imputa a Riscossione Sicilia la responsabilità amministrativa della società cui è subentrata, la Montepaschi Serit, per aver liquidato 15 anni fa rimborsi Iva per 868 mila euro a diverse aziende che avevano presentato polizze fideiussoria, poi rivelatesi false. La procura contabile, in particolare, accusava Serit di non aver compiuto i dovuti accertamenti e, al contrario, di essersi accontentata di una semplice verifica telefonica presso l’agente della compagnia assicurativa »La Viscontea». Secondo la società, in base alla normativa allora vigente sarebbe stata sufficiente la conferma telefonica da parte dell’agente assicurativo che aveva curato la stipula della polizza. Diverso il parere del collegio giudicante, secondo cui la normativa citata «non esonera la società convenuta dalla colpa grave, in una attività molto delicata come quella dei rimborsi Iva. Secondo i giudici contabili «accontentarsi della semplice conferma all’agente rappresenta un comportamento connotato da superficialità e colpa grave, stante che la circolare non si riferisce soltanto ad un controllo di carattere locale, ma anzi non esclude una doverosa verifica anche per via telefonica, presso la sede centrale di ciascuna società, considerato che il fideiussore è la società di assicurazione, non i suoi agenti, e la polizza non è attendibile sino a che essa non venga comunicata agli uffici centrali della compagnia per la sua registrazione nell’archivio centrale».
Da parte loro i vertici di Riscossione Sicilia annunciano il ricorso in appello dove spiegano, «dimostreremo che la società ha operato nel rispetto delle norme vigenti nel 1999 e che pertanto non vi è colpa grave perché la liquidazione delle somme è avvenuta dopo regolari e completi controlli della documentazione prodotta dai contribuenti beneficiari in conformità alle regole tempo per tempo vigenti».
Secondo la società, infatti, gli ignari contribuenti hanno pagato regolarmente l’agente assicurativo che ha intascato la somma ed emesso la polizza, omettendo però di trasmetterla alla compagnia assicurativa. In questo modo il contribuente ha presentato un documento regolare in ogni sua parte a Montepaschi Serit che, a sua volta, ha eseguito il controllo presso l’agenzia che, ovviamente, ha confermato la validità del documento emesso. «Intascando la somma e omettendo la registrazione della polizza presso la compagnia - spiegano da Riscossione Sicilia - l’agente assicurativo ha dunque truffato il proprio cliente che ha presentato denunzia alle autorità competenti».

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