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Palermo, in attacco ora ci sarà abbondanza

Col rientro di Lafferty e Belotti il problema sarà chi lasciare fuori. I tifosi allo stadio? Sono rimasti in pochi ma... buoni. Uno stadio senza razzismo, dove i morti altrui sono sempre stati rispettati

PALERMO. Non ci soffermiamo più di tanto sulla partita di Castellammare di Stabia. Intanto perché non capiterà più di trovare un avversario tanto dimesso. Poi perché difficilmente rivedremo inizialmente un Palermo con una sola punta; col rientro di Lafferty e Belotti il problema semmai sarà chi lasciare fuori. Dunque pensare che da una settimana all’altra la squadra rosa sia diventata il Barcellona è pericoloso. Tuttavia gli inserimenti stabili di Dybala, Stevanovic e Lazaar possono modificare positivamente il modo di stare in campo dei rosa. Aspettiamo conferme contro avversari più arcigni, se Vazquez pensa di potere avere tutte le settimane quegli spazi sbaglia di grosso. Certo, è bello giocare dietro la punta senza compiti di marcatura. Piaceva tanto anche a Ilicic. Detto di una partita che serve solo per la classifica e per il morale della truppa, ci accostiamo prudentemente a un altro problema. Collegandoci allo scempio che ormai settimanalmente viviamo negli stadi italiani. Striscioni che inneggiano ai morti; cori di stampo razzista, antisemita. E accade un po’ dovunque, soprattutto nelle curve delle grandi squadre. Che sono state tutte punite, chi più chi meno. Davanti alla titubanza della Federcalcio, che cavilla amministrando giustizia col bilancino per non scontentare i potenti, non possiamo che rilevare che il «Barbera» è una delle poche eccezioni in Italia. Un porto franco. È uno dei pochi stadi in cui i morti altrui non si toccano, non s’è mai fischiato un avversario per il colore della pelle, né per la sua fede religiosa. Perfino i cori contro le forze dell’ordine sono scemati.
Certo, la rivalità tra Palermo è Catania è forte. E le ultime vicende l’hanno accentuata. I rosanero non hanno dimenticato le ventimila «B» del Massimino e sembra si stiano attrezzando per celebrare il «funerale» rossazzurro in caso di retrocessione. Ma tutto questo è cosa diversa da quello che accade altrove. Mai a Palermo s’è cercato di strumentalizzare la tragedia Raciti e quando il cavaliere Angelo Massimino morì una delegazione di ultrà rosa partecipò ai funerali, rendendo omaggio all’avversario di sempre. Questa è storia, la storia della tifoseria rosanero. Sono rimasti in pochi, è vero, ma quei pochi che vanno al «Barbera» sono buoni, anzi diversi. Forse lo sapeva anche Mariella Scirea, che scelse proprio Palermo per celebrare il decimo anniversario della morte del Grande Gaetano. A cui quel giorno i fans rosanero di tutte le fedi resero il doveroso tributo.

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