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Operatori socio-sanitari, il caso dei corsi non riconosciuti

Mentre la Regione ritarda l’inizio delle lezioni, molti enti rilasciano attestati che per l’assessorato però non valgono. La Borsellino avvia un’indagine

PALERMO. Mentre i corsi di formazione per operatore sociosanitario in Sicilia tardano a partire, diversi enti organizzano lezioni e rilasciano attestati che la Regione non riconosce e risultano carta straccia. Il tutto a pagamento, con costi che oscillano da 2 a 5 mila euro. Da Siracusa a Enna, il Migep, sindacato di categoria, calcola che sono almeno tremila i siciliani beffati e, molto probabilmente, pure truffati: c'è chi denuncia di avere svolto l'esame finale in un ristorante, chi si ritrova attestati col timbro di aziende che non esistono.
L'assessorato alla Salute, guidato da Lucia Borsellino, si è già rivolto all'autorità giudiziaria: «L’assessorato – scrive il dirigente generale Ignazio Tozzo sui corsi Oss - non ha mai autorizzato alcun ente a svolgere attività formative».
Questa è una storia di malaburocrazia e false speranze alimentate dalla prospettiva di trovare un lavoro. Nel 2001 a livello nazionale viene istituita la figura di Oss, operatore socio sanitario, figura che si occupa di assistere i pazienti garantendo ad esempio l’igiene personale. Viene stabilito che saranno le Regioni a formare queste figure in base al fabbisogno delle strutture sanitarie: in sostanza potenzialmente ci sono discrete probabilità di trovare occupazione. Questo è uno dei motivi per cui il bando è attesissimo, anche perchè per accedere basta il diploma di scuola media.
In Sicilia l’iter per il concorso scatta nel 2011, quando viene stipulato un accordo tra l’assessorato alla Salute e quello alla Formazione per consentire di ottenere la qualifica gratuitamente grazie alle risorse del Fondo sociale europeo. Ben presto, però, del cosiddetto Avviso 18 si perdono le tracce. Lo rispolvera nel gennaio 2013 l’assessore alla Formazione, Nelli Scilabra sostenendo che stava chiuso in un cassetto. All’assessorato gli enti presentano 672 offerte. La selezione è in corso e l’assessorato promette sviluppi entro aprile.
In questi anni, però, migliaia di giovani hanno pagato fior di quattrini per ottenere la qualifica in anticipo rispetto ai corsi organizzati dalla Regione e non ancora iniziati. Ma gli attestati conseguiti si sono rivelati fasulli. Cosa è successo? Nel 2011, con la pubblicazione del bando, la Regione ha scelto di non autorizzare altri enti per non inficiare il procedimento. Ma nel frattempo in altre parti d’Italia erano già partite le lezioni. Così molti enti hanno organizzato i corsi nell’Isola facendo poi svolgere l’esame finale altrove. Peccato che la Regione siciliana non riconosce gli attestati rilasciati. «L’assessorato alla Salute – si legge in una circolare a firma del dirigente generale Tozzo – non ha mai autorizzato alcun ente di formazione della Regione siciliana a svolgere attività formative in convenzione con enti di altre Regioni».
Ma sono spuntate anche storie che puzzano di truffa: nell’Ennese venti ragazzi si sono rivolti a un legale perché, dopo aver seguito un corso a Piazza Armerina costato 2 mila euro, e dopo aver svolto l’esame finale a Milano, si sono trovati in mano un attestato col timbro di un’azienda che della vicenda non sa proprio nulla. «Abbiamo provato a contattare l’azienda indicata sull’attestato – racconta una delle vittime – ma chi hanno detto che loro non c’entrano nulla e che non eravamo i primi a chiamarli». L’avvocato Antonio Giuseppe Bonanno racconta che «dopo i colloqui di lavoro i ragazzi hanno scoperto che la qualifica era inutile. Adesso attendiamo l’esito delle indagini per individuare i responsabili». Casi simili si sono verificati nelle province di Catania e soprattutto Siracusa, dove un fantomatico operatore della formazione avrebbe incassato 1.700 euro ad allievo «facendo svolgere l’esame finale – denuncia uno degli allievi, che vuole mantenere l’anonimato – in un ristorante». A raccogliere le segnalazioni è Angelo Minghetti, alla guida del Migep, associazione che tutela le professioni infermieristiche e tecniche: «Dall’Emilia Romagna al Molise e Umbria – dice – consultando i database delle regioni e in base alle segnalazioni ricevute, abbiamo calcolato che sono 3 mila i siciliani con un attestato inutile in mano. Il problema - conclude – è che spesso per paura, o forse più per vergogna, molti non denunciano».

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