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Città metropolitane, sindaci eletti dai colleghi del comprensorio

PALERMO. È in corso la seduta parlamentare per l'esame della riforma della Province. Finora sono stati approvati 7 articoli; l'aula sta affrontando l'articolo 8 sugli organi delle città metropolitane, istituite col voto di ieri sera. L'intero ddl è composto da 11 articoli.


ELEZIONE SECONDO LIVELLO SINDACI METROPOLITANI. I sindaci delle tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina saranno eletti dalla Conferenza formata dai sindaci degli enti locali aderenti all'area. Lo prevede la norma (art.8) approvata dall'Ars, contenuta del disegno di legge sulla riforma delle Province. L'aula ha anche approvato la norma successiva che detta i tempi ai comuni che non si trovano nelle città metropolitane per aderirvi, ma deve esserci continuità territoriale, staccandosi prima dal Libero consorzio.


SCOPPIA BAGARRE SULLA RISCRITTURA DELLA NORMA - Finale di seduta ad altissima  tensione all'Assemblea siciliana, dove era in discussione il  penultimo articolo del ddl di riforma delle Province. Il caos è  scoppiato sulla norma di riscrittura del governo sull'articolo  10, che disciplina funzioni e compiti dei Liberi consorzi e  delle città metropolitane.  Dopo che la Presidenza ha comunicato il ritiro da parte del  governo dell'emendamento di riscrittura, è intervenuto il  presidente della commissione Affari istituzionali Antonello  Cracolici segnalando la necessità di indicare già in questo  articolo le funzioni e gli obiettivi dei nuovi enti di «area  vasta». A quel punto, il presidente Giovanni Ardizzone ha  sospeso i lavori e convocato la conferenza dei capigruppo, al  termine della quale sembra che si fosse trovata una intesa. Al  ritorno in aula la commissione ha proposto un subemendamento che  conteneva in buona parte le indicazioni dell'emendamento del  governo, provocando la reazione delle opposizioni. Il capogruppo  del Lm-Fi, Santi Formica, ha urlato dal pulpito di sala d'Ercole  chiedendo il rinvio della seduta e strappando in modo plateale  il subendamento. Ardizzone quindi ha sospeso ancora una volta i  lavori per una nuova capigruppo. Nello Musumeci, in  rappresentanza del centrodestra, ha comunicato alla capigruppo  la decisione dell'opposizione di disertare la riunione. Il clima  in conferenza è stato incandescente, con un faccia a faccia  durissimo tra Ardizzone e Cracolici sulla decisione assunta in  aula di considerare ritirato l'emendamento di riscrittura del  governo, sul quale la Presidenza avrebbe raccolto in via  informale perplessità dagli uffici del commissario dello Stato  su alcune disposizioni relative alle funzioni dei nuovi enti.  Lasciando la capigruppo, Ardizzone si è recato in modo repentino  in aula comunicando il rinvio della seduta alle 11 di domani,  riservandosi di decidere l'ammissibilità o meno del  sub-emendamento della commissione. 

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