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Ucraina, la rivolta dilaga a est Kiev: non cederemo mai

MOSCA. L'Ucraina rischia di frantumarsi. La Crimea è già in mano alla Russia, e la rivolta filo-Mosca dilaga in tutto l'est: dalla capitale economica del Paese, Donetsk, a Odessa.
Le unità militari ucraine nella penisola sono circondate da soldati di Mosca e il ministero della Difesa di Kiev paventa addirittura un ultimatum entro le 5 del mattino, anche se il comando della flotta russa del Mar Nero smentisce come "una totale assurdità" il timore di un assalto.
Nelle regioni russofone dell'Ucraina orientale e di quella meridionale è comunque la piazza a muoversi in favore del Cremlino, mentre su alcuni palazzi del potere locale sventolano già i colori russi. A Donetsk, importante città del bacino minerario del Donbass, al confine con la Russia, migliaia di sostenitori del Cremlino sono scesi in piazza contro la nomina a governatore dell'influente oligarca Serghii Taruta decisa da Kiev e in centinaia hanno fatto irruzione nella sede del governo regionale occupandone alcuni piani. Non solo, ma il parlamento locale sembra voler seguire le orme della Crimea, dove il premier locale ha invocato stasera apertamente la "piena indipendenza" dall'Ucraina, annunciando di voler convocare a sua volta un referendum sullo status della regione: e intanto il potere di fatto da quelle parti appare nelle mani di Pavel Gubarev, il 'comandante' degli insorti locali, "eletto" governatore due giorni fa dai filorussi.
Imponenti manifestazioni a favore della Russia si sono svolte anche a Dnipropetrovsk, nella terra d'origine della pasionaria Iulia Timoshenko, e a Odessa. Nella storica città portuale sul Mar Nero centinaia di persone sono peraltro scese in piazza in favore del nuovo governo ucraino, lo stesso che il Cremlino accusa di "estremismo" e che non ritiene legittimo. Ma anche sul palazzo del Consiglio regionale di Odessa adesso sventola la bandiera russa: circa 700 manifestanti pro-Mosca hanno fatto irruzione nell'edificio mentre era in corso una riunione di emergenza, anche se lì il Consiglio regionale si è rifiutato di indire un referendum autonomista.
Frattanto, mentre il premier di Kiev Arseni Iatseniuk tuona che l'Ucraina non cederà mai la Crimea e che "alle truppe russe non sarà permesso di fare irruzione nelle regioni orientali", i soldati del Cremlino continuano a sbarcare in massa nella penisola russofona. Secondo le guardie di frontiera ucraine, tra domenica e lunedì sono atterrati in Crimea 10 elicotteri da combattimento e otto aerei da trasporto, senza che Kiev fosse informata con 72 ore di anticipo, come previsto dall'accordo bilaterale sulla flotta russa del Mar Nero di stanza a Sebastopoli. E proprio in questa città dal primo marzo sarebbero arrivate quattro navi militari russe per lo sbarco di truppe.
I venti di guerra, insomma, si fanno sempre più impetuosi e i mercati lo percepiscono. Le borse, arrivate la scorsa settimana ai massimi degli ultimi anni, sono andate a picco, mentre gli investitori cercano porti sicuri e si rifugiano nell'oro, nello yen e nel franco svizzero. Ma la prima economia a risentire negativamente della crisi ucraina è proprio quella russa: la Borsa di Mosca oggi ha registrato una caduta di oltre il 10% con il rublo ai minimi storici che ha superato i 50 rubli per un euro malgrado l'intervento della banca centrale.
In Crimea la Russia comunque la fa da padrone. Nonostante l'ex premier ucraina Iulia Timoshenko abbia lanciato un avvertimento a Mosca - affermando che con "l'occupazione" della Crimea la Russia "ha dichiarato guerra anche ai garanti della nostra sicurezza, Usa e Gran Bretagna" - per ora non sembra che l'Occidente abbia intenzione di impegnarsi in un conflitto che potrebbe avere conseguenze atroci. Per il momento la risposta più forte all'azione militare russa da parte della comunità internazionale è il possibile boicottaggio del G8 di giugno a Sochi, anche se Germania e Italia frenano. Dalla Casa Bianca, Barack Obama parla comunque di "misure economiche" per isolare Mosca e accusa Putin di essere "dal lato sbagliato della storia". Intanto l'Europa minaccia "conseguenze sui rapporti bilaterali" se non ci saranno "passi di de-escalation da parte della Russia". E domani il capo della diplomazia di Bruxelles, Catherine Ashton, incontrerà il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov a Madrid.

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