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Non solo musica, a Sanremo ha vinto anche la cucina siciliana

PALERMO. Sanremo, il festival della canzone italiana? Sì. Ma non solo. La specialità enogastronomica siciliana è salita sul podio dell'eccellenza. «Io? Cuoca a km zero da Palermo a Sanremo». Parola di Sarah Bonsangue, chef del ristorante Perciasacchi di Palermo, che ha partecipato alla 64esima edizione della kermesse canora, ma come cuoca. Riempie così le sue valigie di odori e sapori siciliani per accompagnare il cugino Frankie Hi-Nrg Mc sul palco dell'Ariston con la canzone «Pedala». Così, il Ragusano DOP, il finocchietto selvatico, il primosale, il pistacchio di Bronte, i capperi di Salina e le lenticchie di Villalba, il pomodoro siccagno essiccato e l'immancabile «strattu» di pomodoro, diventano gli ingredienti principe della sua cucina, «fuori paese».
«Sono stata fiera di proporre i nostri prodotti a km zero e quelli con presidi Slow Food. Catapultarsi al Festival di Sanremo, da dietro le quinte, o meglio, da dietro i fornelli, è tutta un'altra musica». Dice con un entusiasmo di chi fa questo lavoro davvero con passione. «Andare al mercato del pesce (silenziosissimo rispetto ai nostri dall' eco arabeggiante), della frutta e della verdura, mi ha fatto scoprire di quanti siciliani ci fossero. Ho trovato le arance di Tindari, il pomodoro di Pachino, le acciughe di Sciacca». Ha cucinato così, per cantanti e giornalisti, per autori e discografici, i nostri piatti tipici, «rivisitando ricette delle nostre nonne, quelle mia e di Frankie, ottime cuoche», con una visione genuina e semplice. «Sono fiera della mia terra, della mia famiglia, di mio cugino che ha deciso "pedalare" a km zero, che ha scelto come me di valorizzare il territorio mostrandolo e condividendolo con chi non lo conosce o chi non l'ha potuto capire». R.Vec.

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