PALERMO. «Indebita ingerenza su un processo in corso e delegittimazione dei pm, col rischio per la loro sicurezza». Intervistato da «A Ciascuno il suo» di Radio24, il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, segnala «questo rischio» a proposito delle «preoccupazioni» espresse dalla Direzione nazionale antimafia sull'impianto del processo sulla trattativa Stato-mafia. Per Messineo il rischio della delegittimazione sarebbe da collegare anche alle valutazioni espresse da due studiosi, lo storico Salvatore Lupo e il giurista Giovanni Fiandaca, nel saggio «La mafia non ha vinto», edito da Laterza. «Le due cose - dice ancora il procuratore - sembrano coincidere verso lo stesso punto, anche se non c'è un nesso. Di sicuro non sono incoraggiamenti, ma non ci facciamo impressionare». Sui dubbi mossi dalla relazione della Dna, Messineo osserva: «Le argomentazioni mi hanno sorpreso, perchè una discussione su un processo in corso non rientra tra i compiti della Direzione nazionale antimafia. Criticare pubblicamente l'operato dell'ufficio dei pm - prosegue Messineo - è qualcosa che sorprende. Non c'è dubbio che additare i magistrati come coloro che fanno qualcosa di sbagliato in un ambiente come quello siciliano è una forma di delegittimazione e non contribuisce alla sicurezza degli stessi magistrati. Ma siamo in presenza di legittime opinioni: sia quelle dei professori che quelle della Dna. Il mio timore è che possano influire sui giudici che devono pronunciarsi sul processo. Si entra pienamente nel processo».
LUPO: “NESSUNA INGERENZA SOLO ANALISI”. Nessuna ingerenza nel processo sulla trattativa Stato-mafia, solo le analisi di uno studioso. Lo storico Salvatore Lupo risponde alle polemiche suscitate dal saggio scritto con il giurista Giovanni Fiandaca e alle "preoccupazioni" espresse dal procuratore di Palermo, Francesco Messineo, sulla delegittimazione e sulla sicurezza dei pm.
"Confido naturalmente - dice Lupo - che la sicurezza dei pm sia ben tutelata. Lungi da me contribuire, in qualsiasi modo, a metterla in discussione. Osservo però che di queste cose si discute non solo nelle aule giudiziarie ma a gran voce sui giornali, nella pubblicistica e in tv con larga partecipazione dei magistrati, compresi quelli impegnati nel processo".
"Non vedo perché proprio io - aggiunge lo storico che ha pubblicato numerosi saggi sulla mafia - non dovrei esporre le mie analisi e le mie osservazioni in forma pacata e riflessiva in un volume".
"Non ho - prosegue - né la competenza né l'intenzione di influire sul processo. Però questa storia incide nelle coscienze di tutti e perciò è giusto che chi pensa di avere qualcosa da dire lo faccia liberamente".
"E' strano - conclude Lupo - che questa polemica divampi in questa forma prima ancora che il libro arrivi in libreria. E infatti nessuno fa osservazioni di merito sul suo contenuto".
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