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Scuola, tagli agli stipendi del personale Ata: in Sicilia cresce l’ansia per 1.300 lavoratori

A fine mese scade la proroga per gli addetti alla pulizia delle strutture didattiche, nell’Isola ad essere interessati sono gli ex Lsu

PALERMO. Si profilano settimane calde all’orizzonte per i lavoratori delle aziende che fino ad ora si sono occupate della pulizia degli istituti scolastici italiani. Giorno 28, infatti, scadrà la proroga degli incarichi per lo svolgimento del servizio e il futuro di oltre 24 mila persone, tra ex Lsu e lavoratori dei cosiddetti appalti storici, è tutt’altro che certo. In Sicilia, secondo i dati diffusi dalla Fisascat Cisl regionale, rischiano di vedersi dimezzato orario di lavoro e soprattutto lo stipendio oltre 1.300 Ata, del bacino ex Lsu. «Bisogna trovare nell’immediato delle soluzioni per difendere sia il reddito che l’occupazione – dichiara Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Regionale Sicilia – per evitare che le pesantissime riduzioni di personale possano avere ricadute sulla sicurezza e la salubrità degli ambienti scolastici, sugli alunni e sulle famiglie. Siamo pronti – conclude – ad intraprendere ogni azione ritenuta idonea per tutelare i livelli occupazionali e retributivi».
Le risorse destinate dal governo centrale alla pulizia delle scuole, a seguito dell’avvio delle convenzioni Consip Spa, infatti, sono state ridotte «dai circa 600 milioni di euro del 2011 ai 290 milioni attuali», aveva denunciato nei giorni scorsi il presidente dell'Anci, Piero Fassino. Una manovra che avrà come immediata conseguenza o l’interruzione dei contratti di lavoro o una drastica riduzione delle ore di impiego con un’inevitabile taglio dello stipendio fino anche al 60 percento.
Nell’Isola gli ex Lsu sono oltre 1.300 e si tratta di lavoratori, in forza a delle cooperative, stabilizzati nel 2001 con contratto part-time (da 35 ore settimanali) a tempo determinato, per svolgere servizi di pulizia nelle scuole di ogni ordine e grado. Nello specifico, mentre a Palermo e provincia ad avere un futuro incerto sono oltre 300 persone, a Catania e nell’hinterland se ne contano 297, nel Nisseno sono in 300 e a Siracusa 243 suddivisi tra 71 istituti. L’elenco, però, non è ancora terminato: ad Agrigento, dove per oggi è in programma un sit-in di protesta davanti a Prefettura e Provveditorato, a rischiare sono in 240; mentre a Ragusa sono 170 e sempre per questa mattina sono previste delle assemblee sindacali. «I lavoratori nella provincia di Agrigento – si legge in una nota della Filcams-Cgil di Agrigento – sono quasi tutti monoreddito e con grosse difficoltà economiche. Ognuno di essi percepisce uno stipendio di circa 800 euro mensili. Chiediamo che si apra un confronto serio con le parti sociali». Rispetto alle altre province siciliane, Trapani è l’unica a godere di una situazione di privilegio. Gli Ata ex Lsu, infatti, sono stati già immessi in ruolo tre anni fa e una piccola fetta rimasta fuori è stata assorbita nel tempo dal Comune. Intanto, a Roma, questa mattina alle 11 è in programma una conferenza congiunta di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti. «Il Governo – scrivono in un comunicato – aveva stabilito la creazione di un tavolo di confronto, ma dopo l'ultima riunione svoltasi il 28 gennaio scorso, ha subìto un'inspiegabile ed ingiustificata interruzione».

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