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Crocetta annuncia: «Sono pronto a cambiare 4 assessori»

Ecco i big del «nuovo» Pd pronti a entrare in giunta. «Giallo» su Bianchi. Spazio ai partiti minori

PALERMO. «Con meno di quattro cambi non ce ne usciamo»: al termine di una giornata trascorsa fra i microfoni di «Un giorno da pecora» e gli incontri per risolvere l’emergenza finanziaria, Rosario Crocetta rompe gli indugi sul rimpasto. «Dopo le Province, entro fine febbraio, chiudiamo questo capitolo» anticipa il presidente.
Operazione complessa, che a questo punto può servire a Crocetta per assicurasi un cammino con meno ostacoli e più duraturo. La voglia di far pace col Pd è segnalata dalle parole su Renzi: «Sarebbe folle non appoggiarlo». E con questa premessa, il presidente si appresta ad aprire al Pd (meglio, a nomi nuovi del Pd) le porte della giunta: gli assessori del nuovo corso democratico saranno due o tre. In uscita Crocetta scrive il nome di Nino Bartolotta, (Infrastrutture) che col suo mentore Francantonio Genovese ha sostenuto la corsa di Lupo alle primarie: «Con l’area Lupo c’è poco da mediare» si lascia scappare il presidente. Ma in uscita c’è pure Mariella Lo Bello (Territorio), espressione dell’area Cuperlo riferibile a Capodicasa e Crisafulli ma che proprio Capodicasa e Crisafulli vogliono sostituire.
Il vero nodo però è la posizione dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi. Formalmente indicato da Lupo, Bianchi è diventato un punto di riferimento per tutti. Crocetta lo terrebbe ma sa che molto dipende da equilibri che non tocca a lui gestire: «Se gli danno un incarico nazionale, può esserci d’aiuto anche a Roma. E in ogni caso il problema sarebbe con chi sostituirlo». Di sicuro, Crocetta non cambierà Nelli Scilabra che tra l’altro è l’unica a vantare un’impronta del Pd vicina anche alla nuova segreteria.
Con queste chiavi di lettura il Pd si avvicina al rimpasto. Ma le incognite sono tante anche al suo interno: i renziani oscillano fra la candidatura di Fabrizio Ferrandelli e quella di Giuseppe Bruno. L’area Cracolici spinge per il catanese cigiellino Angelo Villari mentre il Nuovo corso di Capodicasa potrebbe optare per Tonino Russo o Franco Piro.
In realtà la corsa non è neanche iniziata perchè ci sono da risolvere anche altri nodi. Crocetta continua a essere scettico sull’ingresso in giunta di politici e attende di vedere come maturerà la pax fra le correnti: l’area Lupo è forte di un 33% che peserà dentro il Pd.
Il presidente poi non fa mistero del fatto che «bisogna dare spazio anche ai partiti minori». Almeno 1 se non 2 dei posti che si libereranno dovranno andare a Articolo 4, Drs e Megafono (che non a caso si sta strutturando come partito abbandonando la strada del movimento interno al Pd). Il problema è che in questo caso deve essere l’Udc a rinunciare a uno dei suoi 3 assessori. Ma Crocetta spera che questa richiesta non sia lui a doverla fare quanto i leader di maggioranza. «C’è bisogno di un riassetto della maggioranza» ha detto ieri il presidente. E non è un caso neppure se è a un passo dall’annuncio la costituzione di un intergruppo parlamentare che mette insieme i 22 deputati di Drs, Megafono e Articolo 4. Una forza che varrebbe più del doppio dell’Udc (i centristi contano su 10 deputati). E infatti ieri uno dei leader e papabili assessori di questo vasto fronte, Marco Forzese, ha dato il via alla corsa: «La vittoria di Raciti apre una nuova fase. È giunto il momento di un tagliando per il governo regionale». Passaggio che si incastrerà anche con la nomina dei 17 manager della sanità. Poi, con un nuovo governo e un nuovo patto fra alleati, Crocetta chiederà il voto sulla Finanziaria bis.

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