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Lo Bello: «La Sicilia resta in recessione per troppe clientele e assistenzialismo»

Per il vicepresidente di Confindustria si deve abbandonare «l’idea che sia la spesa pubblica a creare sviluppo. Serve un progetto forte»

«L’Italia sta ripartendo. Quest'anno, seppure di poco, dovremmo riavere una variazione positiva del Pil. La Sicilia invece sembra destinata a muoversi ancora a marcia indietro». A parlare è il vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello facendo, su queste colonne, quello che possiamo considerare il primo bilancio di previsione sul 2014. Dal suo punto d'osservazione si vede qualche sprazzo di luce sull'orizzonte nazionale mentre l'Isola resta avvolta in una coltre di nebbia.

ANCORA UN GRIDO D'ALLARME SUL RITARDO DELLA SICILIA NON È PROPRIO UNA NOVITÀ.
«Significa che purtroppo l'azione di sostegno allo sviluppo dell'Isola è ancora molto debole. Veniamo da una stagione che non è stata brillante per la Regione. Negli anni passati la politica ha lavorato contro l'impresa paralizzando tutti gli investimenti interni ed esteri. Abbiamo perduto circa 5-6 miliardi di investimenti durante la precedente legislatura». «Siamo in recessione dal 2008, ed è oggettivo che il governo regionale si trovi davanti ad una situazione complessa. Si tratta di difficoltà che non dipendono da questo esecutivo ma da anni di sperperi e dalla totale incomprensione della situazione siciliana. Il modello è stato quello di spendere con le clientele, l'assistenza, lo scambio della formazione professionale e non utilizzare mai risorse per la crescita».
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