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Sochi 2014, accesa la fiaccola: via ai giochi olimpici invernali

Cerimonia sobria ma di grande impatto, Putin si commuove all'esecuzione dell'inno, ma continuano le polemiche. Sfida tedesca sui gay: sfilata con le tute color arcobaleno, simbolo del diritti omosessuali. Grandi applausi per l'Italia, con Zoeggler portabandiera

SOCHI. Tredici scene tra illusione  e storia, tra realtà e fiaba, molto orgoglio a tinte russe per  dire al mondo che la potenza di un tempo è tornata. Fuori le  polemiche, dentro Lubov, alias l'amore nelle vesti bianche di  una bimba, la guerra e la pace di tolstoiana memoria, e il  piccolo mondo della neve e del ghiaccio che si è dato  appuntamento a Sochi, città di mare con i monti alle spalle, per  ripetere come ogni quattro anni il rito olimpico. Quello  dell'inverno, nell'ovale tecnologico dello stadio Fisht, davanti  agli occhi umidi di pianto, per le note dell'inno di casa, del  demiurgo di questa kermesse, quel Vladimir Putin che si è  ripreso i Giochi dopo quelli estivi e dimezzati dal boicottaggio  di Mosca '80. È la  notte degli atleti e a sfidare il grande  capo che ha bandito la parola omosessuale, vietato la propaganda  gay e per questo si è tirato dietro l'ira di mezzo mondo, ci  sono i tedeschi: nessun cartello, nessun gesto, ma la divisa  raimbow omaggio all'arcobaleno simbolo dell'orgoglio  omosessuale.    


Un'affermazione silenziosa dalla numerosa delegazione tedesca  che in tribuna non aveva la cancelliera Angela Merkel, assente  come altri colleghi europei e non solo in polemica proprio con  la politica reazionaria in materia di diritti civili di Putin: i  campioni con le tute a strisce verdi, gialle, azzurre e i  pantaloni arancio hanno composto sfilando un'enorme bandiera. 


Poi però la Russia di Putin prende in contropiede tutti proprio  sul contestato terreno gay e accompagna la sfilata della  squadra, tanto rosso azzurro e bianco (i colori della bandiera)  con una provocatoria canzone del popolare duo femminile Tatù, (Lena Katina e Julija Volkova) finite sotto i riflettori per un  bacio saffico a un vecchio Festivalbar: le due cantanti hanno  sempre smentito la relazione omosessuale, ma il gossip si è  autoalimentato con video e canzoni a tema. Il pezzo si chiama  «Nas ne dogoniat», «Non ci raggiungeranno» che lo squadrone  russo ha voluto dire come sfida agli avversari di neve e  ghiaccio. Una sfilata in cui c'è  spazio per l'ovazione ai tre  atleti del Venezuela dell'amico Chavez scomparso, per i bermuda  poco invernali della mini squadra delle Bermuda, per l'arancio  dell'Olanda, per l'emozione di Armin Zoeggeler, 40 anni, sesta  Olimpiade e l'Italia che sfila dietro la sua bandiera. In  tribuna, vestito con la giacca degli azzurri, Enrico Letta,  sbarcato a Sochi tra le polemiche per una presenza che in molti  in Italia hanno contestato, a salutare la squadra tricolore.     


Poi è tutto show, fin troppo grande e costoso per  un'olimpiade invernale. Una sintesi tra immagine e musica della  storia di Russia: l'amore-bambina cammina sul mondo, lo guarda  da fuori nel suo scorrere tra passato e futuro per  quell'espediente narrativo usato da Konstantin Ernst, ideatore  di questa kermesse: ci sono lo zar Pietro il Grande e le Anime  morte di Gogol, ma anche i grattacieli staliniani e falce e  martello che si incontrano in un suggestivo quadro a sfondo  rosso. Tanta epica con il gran ballo di Natasha per portare  nell'ovale anche un'altra grande tradizione russa. E lo spazio,  tutto come in un sogno, quello della grande Russia che Putin ha  voluto far vedere al mondo. Unico intoppo i cerchi comparsi come  un'epifania dal cielo: stelle di ghiaccio, ma solo quattro si  schiudono e l'immagine simbolo dell'olimpismo resta monca.


Gaffe  o scelta voluta, chissà. Non toglie nulla alla grandeur di  questa cerimonia che svela solo alla fine il Prometeo, che si fa  in due: dopo una staffetta quasi tutta rosa e russa, con Maria  Sharapova eIelena Isimbaieva, regina del tennis e dell'asta, ma  anche Alina Kabaieva, presunta premier lady d'ombra ed ex  ginnasta, che accompagnano la fiaccola nelle mani di Vladislav  Tretiak portiere di hockey e Irina Rodnina, campionessa di  pattinaggio sul ghiaccio. Il presidente del Cio, Thomas Bach,  chiede la tregua dopo tante polemiche: «Olimpiadi siano esempio  di armonia e tolleranza». Putin ha già preso la parola, è lui  che dichiara aperti i Giochi. Quelli suoi, raccontati in tredici  scene, con l'orgoglio di una Russia compatta nel reclamare  potere.       

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