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Crisi del commercio a San Cataldo, chiusi 30 negozi

SAN CATALDO. San Cataldo, che fino a qualche anno fa era una delle zone più produttive del centro Sicilia, attraversa una pesante crisi del commercio e della produzione, che ha costretto molti negozianti a chiudere i battenti, visto che i costi non coprivano i ricavi. Nell’ultimo anno, secondo una stima dell’osservatorio di Confesercenti, sarebbero state 30 le attività che hanno chiuso i battenti in maniera definitiva.
Neanche l’arrivo dei saldi di fine stagione, che in molti negozi sono arrivati al 70 per cento, hanno stimolato i cittadini ad effettuare acquisti. Il calo delle vendite, secondo il direttore di Confesercenti, Michele Giarratano, si aggira attorno al 25 per cento, rispetto allo scorso anno. Un calo vertiginoso, che non fa ben sperare per il futuro.
«Nonostante molti negozi scontino la merce al 70 per cento - dice Giarratano - le persone non acquistano. Gli unici negozi stracolmi di persone, sono quelli orientali, cinesi in testa, dove con pochi euro, si può acquistare un capo di abbigliamento o per la casa, anche se di bassa qualità. Per il resto i negozi del centro storico sono deserti, nonostante vendano merce di qualità ad un prezzo accessibile. I commercianti e la piccola e media impresa ormai, non hanno più fiducia nelle Istituzioni perchè, vengono tartassati e non vengono aiutati. La disperazione sta prendendo il sopravvento e ditte che erano aperte da circa trent’anni, di punto in bianco sono state costrette a chiudere i battenti. Bisogna abbassare in maniera seria la pressione fiscale, dando l’opportunità agli esercenti di tirare un sospiro di sollievo. Serve far circolare il danaro in città, per consentire ai cittadini di effettuare degli acquisti nei negozi "storici" sancataldesi. Bisogna che la politica torni ad occuparsi del sociale, invece che discutere di beghe di "palazzo", mentre l’economia cittadina sta morendo - conclude il direttore di Confesercenti -. Spero che chi si proporrà come nuovo sindaco abbia un programma per salvare la piccola e media impresa dall’orlo del baratro, altrimenti San Cataldo diventerà una città dormitorio».

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